Gioielli! Conferenze a Milano e Roma

L’essere umano si è sempre adornato, ornato: i primi monili risalgono addirittura al pre-paleolitico e si tratta di sassi, ossa, denti, lische di pesce o conchiglie. È dunque evidente il desiderio di distinguersi gli uni dagli altri, mettendo in bella mostra forza fisica e talento, nella caccia, nella pesca, e, non ultimo, il desiderio di proteggersi con uno o più amuleti o portafortuna. 
I primi gioielli lavorati sono dell’Età del Bronzo e, con l’applicazione delle tecniche di lavorazione dei metalli, essi diventano più elaborati e armonici. Tutti i popoli dell’antichità, tra cui gli antichi Egizi che cominciarono a lavorare l’oro attorno al 2500 a.C., fabbricavano monili, che avevano un ruolo centrale nelle cerimonie religiose, e bellissimi gioielli in oro, argento, gemme e pietre dure. Attorno alla metà del Quattrocento la professione del gioielliere smise di essere vincolata alla produzione di oreficeria sacra e di ornamenti regali, mentre nel Rinascimento, anche per effetto dei viaggi dei mercanti verso Oriente e Nuovo Mondo, il desiderio di adornarsi con gioielli, gemme e costosissime perle aumentò enormemente. Lentamente la richiesta di gioielli cominciò a diffondersi anche nell’alta borghesia.  Il Seicento fu il secolo della diffusione dei diamanti, mentre nel Settecento i modelli più stravaganti furono abbandonati a favore di linee più sobrie: lo stile Impero.
Nel secolo successivo l’uso dei gioielli si diffuse anche nella media borghesia e dobbiamo alla regina Vittoria e al suo amore per i monili la loro grande popolarità e la moda dei gioielli sentimentali (anche quelli da lutto). Fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si impose l’Art Nouveau anche nella gioielleria, mentre negli anni venti del Novecento, l’Art Déco propose nuovamente linee geometriche, rigorose e molto raffinate con una predilezione per il platino e l’oro bianco.  La grave crisi economica e la guerra segnarono gli anni trenta e quaranta: tornò in auge l’oro giallo e le gemme furono affiancate dall’uso di pietre sintetiche, semipreziose, quali tormaline e quarzi, e pietre dure, come lapislazzuli, turchesi e malachite. 

Oggi, il modo di affrontare l’acquisto di un gioiello è molto cambiato: il grande numero di acquirenti e il consumismo dilagante hanno privilegiato la quantità a discapito della qualità. L’enorme numero di brand ha purtroppo omologato il mercato e il consumatore non compera più ciò che gli dona e che sia adatto a lei o a lui, bensì ciò che è di“moda”... ahimè! Un approccio di questo tipo, purtroppo, non sempre implica un acquisto di qualità.  A seguito di queste considerazioni abbiamo pensato di organizzare due incontri, a Roma e Milano, per fare due chiacchiere sullo “stato dell’arte” della gioielleria, sperando di essere utili a chi desidera vendere e acquistare un gioiello con soddisfazione ma anche e soprattutto con consapevolezza. 

MILANO, Palazzo Serbelloni - 24 febbraio, ore 15.30
ROMA, Hotel de Russie - 3 marzo, ore 15.30