Il grosso prese il nome di “giulio” in onore del pontefice dopo la riforma delle coniazioni dell’argento da lui voluta nel 1504.
Il tridente raffigurato in basso al rovescio è il simbolo della Compagnia del banchiere Ulrico Fugger di Augusta, con il quale negli anni 1508-1510 papa Giulio II stipulò un Capitolo di appalto per la zecca di Roma per quindici anni. Tuttavia già nel 1515 il successivo pontefice Leone X revocò la concessione della zecca ai Fugger per assegnarla a suoi conterranei fiorentini; i Fugger però continuarono ad occuparsi della battitura delle monete, poiché i nuovi appaltatori non disponevano dell’attrezzatura necessaria. Morto Leone X nel 1522, il suo successore Adriano VI riconcedette l’appalto della zecca ad un agente dei Fugger, Engelhard Schauer (o Angelo Sauer); ma nuovamente la concessione fu annullata due anni dopo (Le zecche italiane 2011, p.1102). L’attributo di luminar idella vera fede(LVMINARIA VERAE FIDEI)è tradizionalmente assegnato ai santi Pietro e Paolo. I conii furono opera di Pier Maria Serbaldi da Pescia, detto il Tagliacarne, a cui il precedente pontefice, Alessandro VI, nel 1499 aveva conferito a vita l’incarico di incisore dei conii della zecca di Roma.