Pubblicato su: Gli amori degli Dei e degli eroi, 1997 [...] Il dipinto del pittore veneto Antonio Molinari raffigura Scipione con il suo seguito di soldati sulla destra; di fronte a lui, attorniata dai familiari, è la fanciulla, dono della vittoria ottenuta in guerra, ancora disorientata e turbata menntre il comandante romano sta manifestando il suo atto di clemenza. Il dipinto fa parte di un pendant: la Morte di Seneca è il soggetto raffigurato nell’altra tela, tema parimenti simboleggiante il rinnovato interesse, nel corso del XVII secolo, per le dottrine storiche, quelle teorie che sostenevano cioè il dominio della ragione sulle passioni. Sono evidenti, in entrambe le tele, le caratteristiche della maturità del Molinari: infatti, dopo un primo momento di adesione alla pittura plastica e fortemente chiaroscurata degli artisti tenebrosi lagunari, quale fu il suo primo maestro Zanchi, il Molinari dimostra di preferire interpretazioni compositive tipicamente barocche, vivaci e movimentate, con intonazioni cromatiche esuberanti e nervose e un raffinato gusto luministico. In questo senso pare orientarsi con decisione verso la pittura di Pietro Liberi, di Luca Giordano e del tardo Carl Loth, con soluzioni parallele a quelle di un Balestra o un Pellegrini. Nelle opere del Molinari è poi sempre presente, come accade ad esempio anche nel Cristo e l’Adultera del Museo di Kassel, un tono moralistico e un pò melodrammatico sostenuto, tuttavia, da u fare estrememente vigoroso ed elegante, da tocchi nervosi e, col passare del tempo, straordinariamente prossimi alla pittura di Sebastiano Ricci. Nicosetta Roio