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Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino (Roma circa 1585 - 1651)
Tre teste di angeli

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Descrizione

Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino (Roma circa 1585 - 1651) Tre teste di angeli

olio su tela, cm 37x70
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Il Galli fu detto “Lo Spadarino” perché di temperamento infiammabile come il suo maestro. Gli esordi del pittore furono in stretta osservanza caravaggesca, come ben si evince dalle “Considerazioni sulla pittura” del Mancini, edite a Roma intorno al 1617, dove, in un celebre passo, l’autore descrive il Galli come alunno del Caravaggio e lo annovera tra i cinque più convinti seguaci della sua maniera. La prima produzione dell’ancor giovane artista mostra evidenti tracce dell’addestramento sui testi romani del maestro lombardo.Tra la fine degli anni venti e durante il decennio seguente giunge a maturare una perso- nale formulazione espressiva, in parte rielaborata in ragione del contatti avuti con Carlo Saraceni (decorazioni del P.zzo del Quirinale, 1616-17). Sono di questo periodo le tele che mostrano una maggiore attenzione al clima psicologico, superando l’immediatezza della drammaticità narrativa: si percepisce un meditato impreziosimento formale nell’osservazione dei dettagli e si nota l’allentamento ad duro asservaggio del realismo caravaggesco. E’ questa la fase dove la stesura pittorica ottiene sui manti soffici impasti lanosi, i piumaggi vivificano soffici e vaporosi, oggetti e particolari sono a tratti animati da riverberi luministici, le pieghe delle vesti mostrano un’eleganza accentuata se raffrontate a quelle giovanili, più scarne e stiacciate. L’ombra non è più concepita come violenta contrapposizione alla luce, ma come atmosfera fonda e vibrante, espediente pittorico per mediare impercettibili vibrazioni del cuore, come nel dipinto “Narciso”, della Galleria Barberini, opera considerata tra i più alti traguardi del lirismo pittorico seicentesco. Sovente confuso con il grande maestro, lo Spadarino, nelle opere di certa attribuzione, palesa una sensibilità raffinata, sospesa tra meditazione e contem- plazione, con un continuum di sentimento malinconico che lo rende diverso dal Caravaggio. In tal senso si percepisce una calibrata misura poetica, forte e silenziosa, che nella pratica si traduce in animazioni che coabitano in un’atmosfera di sospensione, magnetizzata in fissità iconiche permeate dall’enigma. Il Galli giunge a formulare un lessico più incline all’adozione di pochi elementi figurati, dominati da una più sensuale e calma matericità pittorica, l’elemento umano nello Spadarino è descritto in rapporto di comunicazione diretto e interno. Raffigura, a mezzo busto, i ritratti di tre personaggi, probabilmente adulti, ma effigiati in forma di bambini e nelle sembianze di cherubini. Per antica tradizione orale, si tramanda che in questi volti si debba riconoscere l’autoritratto del pittore (a destra), il ritratto di un nobile, mecenate del Caravaggio (al centro) e del Caravaggio (a sinistra). In effetti, comparando questa immagine di “Caravaggio bambino” agli autoritratti noti di Caravaggio, la somiglianza pare verosimile. La tela è custodita entro l’originaria cornice sagomata e modanata (cm. 54,7 x 87,7), dipinta con marezzature a marmorino e apici dorati e bulinati a foglia acantiforme. La cornice, tipicamente marchigiana, sembra confermare che il primo committente fosse di questa regione. L’opera in giudicato può essere messa a confronto con la tela di medesimo soggetto conservata alla Galleria Spada di Roma.
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Fine Art Selection

mer 18 Novembre 2015
Milano
TORNATA UNICA 18/11/2015 Ore 17:30
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