Giorgio Banchi fu un miniatore importante nell’ambito della ritrattistica lombarda di piccolo formato, quasi sempre presente con le sue opere nelle collezioni nobiliari milanesi. Nacque a Novara il 22 marzo 1790; non si hanno notizie della sua formazione. Maritatosi giovane, ebbe almeno un figlio, Luigi, nato il 15 novembre 1809, che condivise con lui l’attività artistica. Trasferitosi a Milano, dove era ampia la richiesta di ritratti di piccolo formato, Banchi visse in “Contrada dei Stampi” (parrocchia di San Giorgio al Palazzo), cambiando vari studi, fino a quello definitivo, sito in “Contrada del Monte” (Montenapoleone). Definito nei documenti “pittore”, fu rinomato per l’attività ritrattistica, che esplicò con incisivo realismo, con modi vicini al più anziano Giuseppe De Albertis (Arona, 1763 - Gallarate, 1845), non solo nella miniatura su avorio, ma anche ad acquerello su carta. Databili a partire dal secondo decennio dell’Ottocento, i suoi ritrattini su avorio sono solitamente firmati, a testimoniarne la fama. Nel 1834 un recensore della rassegna annuale di Brera citò i Banco insieme a Gigola e ai Bagatti Valsecchi per il buon disegno e l’ottima esecuzione, rammaricandosi della loro assenza. Giorgio Banchi morì a Milano il 31 luglio 1853; per una disamina della produzione conosciuta dell’artista si veda C. Parisio, Ritratti in miniatura nella Milano neoclassica, Brescia, Starrylink, pp. 51-61, tavv.VIII-X. La giovane effigiata, dall’incarnato pallido che sfrutta la luminosità dell’avorio, indossa un abito celeste come i suoi occhi, dall’ampia scollatura, bordata di pizzo e fermata da una spilla, resa in oro zecchino. La ricca pettinatura a boccoli, finemente realizzati a piccoli colpi di pennello, data il ritrattino al terzo decennio dell’Ottocento.