Importanti maioliche italiane dal Rinascimento al Barocco

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Brocca da farmacia Faenza, metà del sec. XVI

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Descrizione

Brocca da farmacia Faenza, metà del sec. XVI

Maiolica Altezza cm 21 buona conservazione Provenienza: collezione privata
Ulteriori informazioni
L’opera mostra corpo ovoidale poggiante su base piatta e con accenno di piede svasato; il colletto è a parete alta e cilindrica, e la bocca ha un orlo leggermente estroflesso; il corpo è dotato di versatore a tubetto e di robusto manico a nastro. Sulla zona anteriore, sotto il beccuccio, che è campito in giallo e finito alla base con un motivo a smerlo, si dispone un medaglione che racchiude un busto muliebre vòlto a sinistra, associato alla lettera “N”, graffita sul fondo a campitura blu, probabilmente iniziale del nome della donna, che è vestita con un mantello legato sulla spalla a mo’ di clamide; sull’altro lato del busto è ugualmente graffita l’iniziale “B”, plausibile abbreviazione dell’epiteto “Bella”. La restante superficie è dipinta con motivi “alla porcellana” , riservati al fianchi del manico, e verso la base, su un cartiglio, si legge la scritta farmaceutica “IVELEP. D. RIBES” (giulebba di ribes). Dipinta in blu, giallo e verde. Brocca di bella fattura, appartenente alla nota classe decorativa detta “alla porcellana”, dipinta prevalentemente in blu, di ispirazione sinica estremo-orientale, trasfusa nel corso del ‘500 nei repertori italiani attraverso i traffici col Levante, riportata da Cipriano Piccolpasso, massimo didascalico della maiolica italiana, con la dizione che ancora oggi si adotta comunemente. E’ classe decorativa così fortunata che è attestata in non meno raffinate e coeve testimonianze in aree venete, liguri, toscane, marchigiane, umbre e laziali, tant’è che in molti casi non è consentita una chiara identificazione di fabbrica o di provenienza. Comuni infatti ai vasellami “alla porcellana” delle officine delle aree su accennate sono i dettagli graffiti sul blu, specie nei lobi dentati, così pure l’inserimento all’interno di un medaglione di un tema figurato, a volte policromo, in questo caso una “bella”, ma spesso di valenza simbolica, quali ad esempio, un coniglio, un’anitrella, un pavone, un motto ecc., come dimostrano, ad esempio, tre brocche della donazione Mereghi, nel Museo faentino1 . Per quanto riguarda Faenza, si può far risalire tale motivo esotico, come vera e propria classe decorativa dominante, solo dai primi del ‘500 con un sensibile incremento nel corso della prima metà del secolo, come confermano abbondanti reperti recuperati in scavi effettuati a Faenza, in gran copia nelle raccolte didattiche del Museo faentino. Offrono inoltre precisi riferimenti cronologici anche alcuni vasellami: un piatto del Victoria and Albert Museum di Londra, del “1510”, un frammento del “1521”, “tondino” delle raccolte del Museo del Castello di Milano del “1539”, che conserva anche una brocca del tutto simile a questa2, e altri due frammenti, recuperati in contesti faentini, datati rispettivamente “1561” e “1591”3. La dicitura farmaceutica dipinta nel cartiglio si riferisce alla giulebba di ribes, che veniva impiegata contro la dissenteria. 1RAVANELLI GUIDOTTI 1987, schede 38-40, pp. 150- 154. 2RAVANELLI GUIDOTTI 2000, scheda 120, pp. 123- 124. 3RAVANELLI GUIDOTTI 1998, p. 265. Figg. 1 e 2.
Asta Live 267

Importanti maioliche italiane dal Rinascimento al Barocco

mar 25 Ottobre 2016
Milano
TORNATA UNICA 25/10/2016 Ore 15:00
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