Importanti maioliche italiane dal Rinascimento al Barocco

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Calamaio Urbino, bottega dei Patanazzi, seconda metà del sec. XVI

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Descrizione

Calamaio Urbino, bottega dei Patanazzi, seconda metà del sec. XVI

Maiolica Altezza cm 25; lati base cm 16,5 x cm 14 Piccole integrazioni e una rottura trasversale alla base Provenienza: collezione privata
Ulteriori informazioni
Composizione plastica, a tutto tondo, su base rettangolare, con il portainchiostro a foggia di piccolo vaso globulare, baccellato e marmorizzato; il tema centrale si basa sulla figura di un personaggio con cappello e in abiti cinquecenteschi, seduto su uno sgabello accanto ad un tavolino; è colto in atto di poggiare il gomito del braccio destro sul piano del tavolino, che ospita un cuscino e un libro; l’uomo inoltre con la destra stringe un volume aperto, sulla cui pagina sinistra cui sono tracciate le parole “LA/ GOLA/ IL SO/ N(N)O. E/ LOTIOSE”, mentre nell’altra pagina a fianco altre parole risultano leggibili solo in parte, cioè “AN (NO) DEL/ mo (ndo)/ ogn (i virtù)/ sban (dita)”. Completa questa deliziosa scenetta un cane accovacciato in primo piano, che con la zampa anteriore è in atto di richiamare l’ attenzione del personaggio. Dipinto in piena policromia. Pregevole composizione di soggetto allegorico, colto saggio della piccola plastica maiolicata dell’ultimo quarto del ‘500, che nasceva per lo più con un carattere privato, ovvero ad esclusivo uso di chi le aveva commissionate o ricevute in dono. Opere come questa sono solitamente assegnate alla feconda bottega urbinate dei Patanazzi, che nel corso dell’ultimo quarto del ‘500, oltre ai vasellami, si era specializzata in una vasta produzione di piccole plastiche come questa, con funzione di servizio da scrittoio (“calamaro”) o di guttatoio, come attestano i documenti urbinati, specie gli inventari del Palazzo Ducale1. Sono per lo più prive di data, ma almeno due vanno segnalate in funzione di riferimento cro- nologico: quella del Metropolitan Museum di New York, del “1584” 2, e il calamaio per il card. Baronio, la cui datazione si può porre nel momento della sua elevazione alla porpora romana, avvenuta il 5 maggio 15963. Segnaliamo una composizione maiolicata, della stessa bottega, con il medesimo impianto plastico, raffigurante un addestratore di orsi, in collezione privata4. Inoltre diversi sono gli elementi che rendono quest’opera una notevole testimonianza dell’epoca: ad esempio, il personaggio è così ben descritto nel suo abbigliamento da costituire un interessante documento di costume. Ancor più notevole si mostra la scelta del testo evocato sul libro che l’uomo tiene in mano, tarda eco del petrarchismo che aveva alimentato per decenni la cultura della maiolica italiana del ‘500 . Si tratta infatti del sonetto VI delle “Rime” di Francesco Petrarca, componimento che inizia proprio con “La gola e il sonno e l’oziose piume, hanno del mondo ogni virtù sbandita”: fonte indispensabile per completare la seconda parte incompleta dell’iscrizione dipinta nella pagina destra del libro stretto dal personaggio, divulgata anche da Cesare Ripa, nella sua “Iconologia”, ad vocem “Adulterio”, la cui prima edizione è del 15935 (d). 1SANGIORGI 1976, pp. 186- 195; NEGRONI 1998, pp. 112- 115. 2POOLE 1997, p. 405; WILSON- SANI 2006, p. 215. 3RAVANELLI GUIDOTTI 2006, scheda 16, pp. 94 e s. 4GARDELLI 1987m, scheda 66, pp. 154- 155. 5RIPA 1593, p. 13.
Asta Live 267

Importanti maioliche italiane dal Rinascimento al Barocco

mar 25 Ottobre 2016
Milano
TORNATA UNICA 25/10/2016 Ore 15:00
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