Importanti maioliche italiane dal Rinascimento al Barocco

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Fiasca Faenza, bottega di Virgiliotto Calamelli, 1570-75 ca.

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Descrizione

Fiasca Faenza, bottega di Virgiliotto Calamelli, 1570-75 ca.

Maiolica Altezza cm 29; lati base cm 13,4 x cm 9,5 Cadute di smalto e piccole lacune al piede Provenienza: collezione privata
Ulteriori informazioni
L’opera è una tipica fiasca da trasporto, detta “da pellegrino”, con corpo schiacciato, dotato di collo slanciato e svasato, terminante con un orlo estroflesso “a stella”, e con superficie mossa da una serie di scanalature disposte a spirale. E’ foggia che nelle vecchie carte era detta “cavata dall’argento”, secondo prototipi con decorazioni a sbalzo, per questo le due facce presentano una modellatura composta da una simmetrica composizione a volute sormontate da una coppia di putti affrontati, che reggono uno scudo. Le volute in realtà non sono altro che lo sviluppo delle ali di due arpie modellate sui fianchi, che nelle teste, a tutto tondo, presentano il foro passante, corrispondente ad altro praticato nel piede, per far passare la corda di cuoio prevista per il trasporto a tracolla dell’oggetto. Sotto il piede è dipinto uno scudo araldico e sotto la sigla “VR-FA”, della bottega dei Calamelli. Dipinta in arancio, blu e giallo. La decorazione è limitata allo stemma, partito di unione, la cui identificazione è resa difficile per la formulazione un po’ generica dei suoi elementi (leone rampante e pali) e la parsimonia dei colori. Ciò che distingue questo aspetto è la collocazione inusuale dello stemma che è dipinto sotto il piede, quindi non visibile, anche se si conoscono altre opere dei “bianchi” (ad es. un versatore a foggia di nautilo ) con analoga positura araldica. Ancor più significativo è segnalare che ad ora è l’unica fiasca che si conosca, di questa foggia, riconducibile in ragione della segnatura alla bottega del Calamelli. Diverse infatti le fiasche del tutto simili, probabilmente ricavate dallo stesso stampo, con la segnatura “DO- PI” della bottega di Leonardo Bettisi, detto “Don Pino”, tangibile prova della continuità produttiva che dal 1570 saldò l’attività della bottega Calamelli a quella dei Bettisi. Ma prova anche che questo modello di fiasca, probabilmente introdotto dal Calamelli e passato ai Bettisi, che la includono anche nei monumentali servizi bavaresi per Alber to V di Ba- viera2 e per Guglielmo V Wittelsbach3, in realtà si attestò a Faenza anche presso altre botteghe dei “bianchi”, come quella degli Utili4. Nell’inventario della bottega del Calamelli del 1556 troviamo indicate genericamente “6 fia- sche”, ma anche “1 fiasco bianco manca una te- sta”, che fa pensare proprio a questa foggia dota- ta di due teste di arpia. 1RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 96- 99 2SZCZEPANEK 2009, pp. 280-283 3RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 162- 164. 4RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 256- 257, scheda 62, pp. 504 e s., scheda 146.
Asta Live 267

Importanti maioliche italiane dal Rinascimento al Barocco

mar 25 Ottobre 2016
Milano
TORNATA UNICA 25/10/2016 Ore 15:00
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