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Giulio Benso (Pieve di Teco 1592-1668)
La caccia dei mercanti dal Tempio

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Descrizione

Giulio Benso (Pieve di Teco 1592-1668) La caccia dei mercanti dal Tempio

olio su tela, cm 121x170Pubblicato in: “Uomini e Dei – Il '600 genovese dei collezionisti” a cura di Anna Orlando a pag. 52-53 e coprtina del catalogo
Ulteriori informazioni
L'arte di Giulio Benso è più nota nelle numerose testimonianze grafiche e in quelle ad affresco, per esempio alla chiesa dell'Annunziata a Genova e al Palazzo Grimaldi di Cagnes-sur-Mer, rispetto alle più rare opere su tela. Tra i quadri di grande formato più conosciuti e significativi è la serie di otto dipinti commissionatigli dall'abbazia benedettina di Weingarten in Germania, che consente di capire l'evoluzione stilistica del pittore. La prima pala a essere inviata da Genova risale al febbraio del 1629; l'ultima è del 667, un anno prima della morte del pittore. Una ricca documentazione d'archivio analizzata da Massimo Bartoletti consente di scandire nel tempo le otto pale (Bartoletti 2004). All'inizio, con la Madonna col Bambino e i santi Benedetto e Scolastica, risulta evidente l'influenza dell'arte di Giovanni Battista Paggi, maestro di riferimento per i pittori della sua generazione. Progressivamente egli si allontana dal modello del Paggi, a cui agli esordi fu fedelissimo e i cui disegni sono cosi simili da indurre talvolta in errori attributivi, per lasciare che la sua maniera risulti permeabile per lo più alle novità dei lombardi a Genova; in particolare di Giulio Cesare Procaccini, che aveva lavorato a Genova per il grande mecenate Gio. Carlo Doria, protettore anche del Benso. L'ultima opera inviata dal Benso a Weingarten, dopo un lungo intervallo dovuto a questioni di salute e ad altri importanti incarichi tra Liguria e Francia, è la pala con Santo Stefano cacciato dal Tempio, del 1667 (fig. 1). Essa costituisce un utile confronto, anche a livello iconografico, con l'inedito che qui si presenta e aiuta anche a capire come il tardo Benso, pienamente emancipato dalla sudditanza stilistica nei confronti del Paggi, offra il suo personale contributo al barocco genovese in chiave di un dinamismo trattenuto solo dall'enfasi della teatralità, entro quinte scenografiche di un capacissimo prospettico. Tra le tele impegnative e di grande impatto scenografico come questa va ricordata anche il Trionfo della Fede sull'eresia di collezione Zerbone (G. Biavati in Genova nell'Età Barocca 1992, cat. 91), riferita alla tarda maturità del pittore e ispirata alla Cacciata di Eli> odoro dal Tempio di Raffaello nell'omonima stanza in Vaticano, difficile da escludere come riferimento diretto anche per questo nostro straordinario ritrovamento. (Anna Orlando)
Asta Live 298

Dipinti Antichi - I

mer 17 Maggio 2017
Genova
TORNATA UNICA 17/05/2017 Ore 15:00
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