Crocifisso in argento fuso, sbalzato e cesellato. Genova XVI-XVII secolo, bollo della Torretta senza datario e iniziali [..]
cm 27, gr. 180.
Il raro crocifisso in argento, dalla croce recante incisioni diritte sui bordi e con i terminali dei bracci della parte superiore cuminanti con motivi sagomati e gradinati, mostra un Corpus Christi, realizzato a fusione e finemente cesellato, caratterizzato da accentuato pathos espressivo e da un forte realismo anatomico che ben si identifica nella mutazione stilistica, artistica e culturale dell’ultima parte del cinquecento e i primi decenni del seicento che segna il passaggio dai modelli tardo rinascimentali ai modi proto barocchi. Ed è proprio in questa temperie che a Genova opera un nutrito gruppo di orafi e argentieri provenienti da varie parti dell’Italia e dell’Europa per soddisfare le numerose richieste pubbliche o religiose. Portoghesi come Antonio de Castro, tedeschi di Augusta come Melchiorre Suez, il francese Ranier Fox e i fiamminghi Mattheus Melijn, Carle Bolcol e Balthasar Martines fanno parte della folta colonia straniera documentata nella Superba tra XVI e XVII secolo. Molti di loro, oltre realizzare preziosi argenti da parata come piatti, bacili per prestigiose committenze legate alla nobiltà genovese come quella delle famiglie Spinola, Doria, Grimaldi a altre ancora, furono impegnati nella forse più importante e significativa opera di argenteria sacra genovese iniziata verso il 1553 e la cui realizzazione durò per quasi un secolo. Ed è ad uno di questi argentieri, il fiammingo Balthasar Martines che potrebbero corrispondere le iniziali BM impresse a fianco della “Torretta” sulla base della nostra croce. Il Martines lavorò a dodici placchette della Cassa rappresentanti la “Storia della passione di Cristo” di cui una di queste, raffigurante “Cristo davanti a Caifa (Fig.1) porta la data 1564, ed è proprio a queste immagini del Cristo che si possono trovare analogie esecutive e stilistiche con la figura sulla croce, come le lunghe ciocche separate dai capelli, le larghe pieghe del perizoma, un accentuato realismo anatomico ed espressivo di marca nordica, dove il Varni (1867) vedeva una parziale matrice dureriana, sono elementi che sembrano accostare lo stile esecutivo dell’artefice del nostro Corpus Christi all’opera del Martines.