177

Carlo Bonone (Ferrara 1569-1632) La liberazione di San Pietro

€ 30.000,00 / 35.000,00
Stima
Valuta un'opera simile
Descrizione

Carlo Bonone (Ferrara 1569-1632) La liberazione di San Pietro

olio su tela, cm 118x134 entro importante cornice finemente intagliata a motivi fogliacei, laccata e dorata
Ulteriori informazioni
Il dipinto raffigura San Pietro in ceppi, imprigionato al tempo della persecuzione degli Apostoli scatenata da Erode (Atti, 12, 1-11) e addormentato in carcere, nel momento in cui un angelo lo risveglia e gli indica l’uscita dalla cella.
La bella invenzione, che rende l’angelo il vero protagonista della scena, e la sostenuta qualità pittorica, fanno senz’altro di questa tela un interessante oggetto di studio. Focalizzando l’attenzione su questa figura dalle ampie ali, smagliante e drappeggiata di bianco e grigio-azzurro contro l’affocata luce divina dello sfondo, il pensiero corre d’acchito all’analoga forza emotiva di uno dei più celebrati dipinti del ferrarese Carlo Bononi, l’Angelo Custode, un tempo nella cattedrale di Sant’Andrea a Ferrara ed oggi nella locale Pinacoteca Nazionale.
Educatosi nella tradizione dell’ultimo manierismo estense, Carlo Bononi si aggiornerà ben presto sui celebri e più moderni esempi del burbero naturalismo di Ludovico Carracci, il grande caposcuola della vicina Bologna, mentre un ulteriore intensificarsi del chiaroscuro e certe soluzioni tonali della tavolozza gli verranno, più avanti, da un documentato viaggio a Roma, in tempi e di durata non ancora precisati dalla critica ma, comunque, fra l’estate del 1617 e la fine del 1619.
Significativi effetti di questo soggiorno ed indubbie suggestioni romane, fra Carlo Saraceni e Lanfranco, si faranno allora evidenti in molte sue opere condotte fra la fine del secondo e gli inizi del terzo decennio del secolo, nonché nelle importanti imprese decorative del Santuario della Madonna della Ghiara a Reggio Emilia (1622) e della chiesa di Santa Maria in Vado a Ferrara (1617-1624).
Verosimilmente al Bononi, alla sua tarda attività, andrà, per induzione stilistica, riferita anche questa importante tela con La liberazione di san Pietro, ove l’esibizione del busto apollineo dell’angelo, dal chiasmo di postura appena accennato, ci rimanda, si è detto, al maestoso precedente della Pinacoteca di Ferrara. Quest’ultimo è databile intorno al 1625 e può anche assumersi come primo punto di riferimento di un processo che vede l’artista, pur mantenendo l’uso corrente delle sue consuete pratiche materiche e chiaroscurali, tentare differenti esplorazioni, magari con un occhio al Reni ed al giovane Guercino. E’ un periodo, questo, corrispondente all’incirca all’ultimo lustro della vita di Bononi, ancora in attesa di essere esaurientemente studiato, anche per la rarità di avalli documentari certi.
Già l’Angelo Custode ferrarese, infatti, pare una dichiarata risposta a Reni, al suo gusto raffinato, alla purezza dei suoi nudi, pur con un tono chiaroscurale e del modellato che richiamano il pittore di Cento, mentre la Santa Margherita e santi (1627) del Museo Diocesano di Reggio Emilia fornisce una ulteriore conferma, nel tempo, dell’evolversi di tali attenzioni e sperimentazioni.
Anche nella pala reggiana, come del resto nella Liberazione di san Pietro in oggetto, la luminosità scivola sulle superfici di gamme chiare, sulle campiture larghe e leggere: così, se il volto scorciato del san Pietro potrà trovare calzanti riscontri fisionomici e stilistici in qualche testa di personaggio nella folla degli astanti delle Nozze di Cana (1623-24), una delle ultime opere di Bononi per Santa Maria in Vado, la maestosa figura alata che, al centro della composizione, indica all’apostolo l’uscita dal carcere, dialoga alla pari con coevi esempi dei sopra citati illustri concorrenti: con la momentanea sterzata classicista di Guercino del Cristo risorto (1628-30) per l’Oratorio del Santissimo Nome di Dio a Cento (ora in Pinacoteca) o con la monumentalità ideale e l’ampia retorica del gesto della reniana Predica del Battista già in collezione Vitetti di Roma.
Il presente dipinto, con la corretta attribuzione a Carlo Bononi, è passato in asta presso Finarte a Milano il 16 marzo 1988 (lotto n. 633 del catalogo).
Scheda a cura del Prof. Massimo Pirondini.
Si ringrazia lo studioso per l'attribuzione dell'opera.
Asta Live 458

Dipinti Antichi

ven 13 Dicembre 2019
Genova
TORNATA UNICA 13/12/2019 Ore 15:00
Nelle schede descrittive non è sempre indicato lo stato di conservazione dei beni, invitiamo a richiedere sempre il condition report prima di effettuare le proprie offerte