L'opera, da confrontare con il repertorio del Boucher paesaggista, appare giocata quasi tutta nervosamente in punta di pennello. L'ariosa levità e fragranza del cromatismo, che scaturiscono dal segno compendiario e bozzettistico, contraddistinguono l'intera produzione del padre delle galanterie rocailles che si impegnò, anche se in maniera discontinua, nella pittura di paesaggio, raggiungendo risultati altissimi e coltivando anche in questo genere di figurazione la leggera immediatezza delle sue più note scene mitologiche e pastorali. Tra gli esemplari ambientati in prossimità di un mulino e di un corso d'acqua, animati da qualche figurina in piccola scala che sulla riva si appresta al lavoro usato, ricordiamo il Paesaggio con mulino ad acqua del 1740 conservato presso il Nelson Atkins Museum of Art (Kansas City, Missouri, USA), e il Moulin de Chareton, realizzato nel 1758, e oggi ammirabile presso il Museum of Art di Toledo. Il confronto più stringente, tuttavia, è da istituirsi con il Paesaggio nei pressi di Beauvais conservato presso l'Hermitage di San Pietroburgo, opera firmata dall'autore in basso a destra. Sistemandosi all'origine della nostra, la tela russa, proveniente dalla prestigiosa collezione di E. P e M. S Oliv (1923), dovette certamente godere all'epoca di gran successo, dal momento che fu incisa intorno agli anni Quaranta del Settecento. Dall'inicisione sembrerebbe infatti derivare l'esemplare in esame che, pur imitandone la ripresa in controparte, reinterpreta liberamente la soluzione compositiva del prototipo concedendosi numerose licenze poetiche (si vedano l'inquadratura più ravvicinata e le varianti messe in atto per il gruppo architettonico e la vegetazione). Sintomo di una disinvolta e originale vena creativa, la nostra mano è forse da riconoscersi, se non in quella di Boucher stesso alle prese con una replica, in quella di un artista intimo e sodale al Maestro. L'opera è corredata da attestato di Libera Circolazione