Alla testa di numerosi volontari, ingrossati da nuovi arrivi, il 18 agosto Garibaldi sbarcò sul continente e risalì la Penisola. Il 7 settembre entrò a Napoli, abbandonata il giorno prima da Francesco II che si era asserragliato nella fortezza di Gaeta, ed assunse la dittatura anche del napoletano. Il Generale giunse nella capitale con un treno speciale da Salerno, accolto da una folla enorme e da un entusiasmo indescrivibile. Impiegò un ora per arrivara dalla stazione al Palazzo della Foresteria e qui ricevette deputazioni, ascoltò discorsi di Mariano d’Ayala e a questi rispose. Passò poi a risiedere nel Palazzo d’Angri dal cui balcone parlò al popolo. Visitò il Duomo e i canonici gli mostrarono le reliquie di San Gennaro. Garibaldi emanò un decreto dittatoriale per il quale tutti i bastimenti da guerra e mercantili del Regno delle Due Sicilie, arsenali, materiali di marina furono aggregati alla Squadra del Re d’Italia Vittorio Emanuele, comandata dall’Ammiraglio Persano.