Dopo l’apprendistato presso la bottega di Lorenzo Lippi e di Onorio Mariani, l’incontro che segnò maggiormente la carriera di Bartolomeo Bimbi fu quello con Mario de’ Fiori in occasione del viaggio a Roma alle dipendenze del cardinale Leopoldo de’ Medici.
Nonostante la formazione iniziale lo avesse preparato a diventare un pittore di figura, il Bimbi dedicò la propria carriera artistica principalmente al genere della natura morta, nel quale eccelse e si distinte presso la corte di Cosimo III de’ Medici.
Realizzate in base a un preciso intento di riproduzione sistematica delle “meraviglie di natura”, le opere di questo artista ben rispondevano all’ambizioso proposito del granduca di catalogare la più grande varietà possibile di specie botaniche con mezzi pittorici, progetto al quale il Bimbi partecipò attivamente realizzando una serie di tele per la corte medicea.
Fondamentale fu in questo caso la collaborazione con Pier Antonio Micheli, botanico di corte, che sviluppò in Bartolomeo Bimbi una eccezionale precisione nella descrizione del naturale e un approccio quasi scientifico nei confronti dei soggetti delle sue opere. Spesso, infatti, le diverse varietà di fiori, frutti e vegetali, venivano attentamente organizzati dall’artista, non solo in base all’eccezionalità della forma, ma anche secondo un preciso criterio per specie, per stagione, per provenienza, accompagnandole con cartigli esplicativi.