I Falcini di Firenze debbono ammirarsi fra i primi restauratori delle buona tarsia in Toscana. Il laboratorio dei fratelli Luigi (1794-1861) ed Angiolo (1801- 1850) Falcini rispecchiava in pieno l’entusiastico consenso suscitato dalle variegate tarsie degli ebanisti fiorentini presso la ricca committenza toscana. Un documento dell’epoca ci indica quali erano i legni usati e quali gli espedienti per colorarli. Per i fondi preferivano quattro legni scuri tra cui l’ebano nero, il noce d’India, il mogano di Cuba e quello di Giamaica, per i rossi: l’ebano rosa, l’aloe indiano, il rosso delle Amazzoni, il violaceo dei monti di Gayas e del Brasile; per i gialli: il legno di scotano, il sommaco di Sicilia, il priego di Spagna e d’America, il sandalo citrino; per i verdi era disponibile allora solo il calambaco del Messico in tre tonalità diverse.