Il torso dell’acerba, ma non troppo, «Naiade», assume poi le caratteristiche dell’archetipo della modellazione dell’artista in piena maturità. Fra chiari e scuri, fra luci ed ombre, fra bassi ed alti rilievi, il corpo mutilo della fresca iddia, per merito delle mani sapienti e dell’intelligenza vivida dello scultore, sembra fremere, palpitare ed ansare, pervaso dal calore della vita. I capezzoli protesi sembrano grondare acqua marina salsa.
Nella « Naiade » le forme acerbe sono modellate con marcato realismo
Con questi corpi, concretamente nudi ed idealmente vivi, l’autore, destreggiandosi fra trapano, punte, scalpelli e mazzuolo, si spinge oltre la visione della modella in posa, sotto la luce diretta che esalta il meglio, e talvolta il peggio, e sulle forme e sui contorni di guida e di base innesta, con mani agili e possenti, la somma delle
sue esperienze e dei suoi ricordi, per il raggiungimento,
sia nel particolare che nel complesso, di quella sua maniera chiamata « ideorealistica »
(Vitaliano Rocchiero)