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Formella scolpita raffigurante San Galgano, scultore senese, prossimo ad Agostino di Giovanni e Giovanni d'Agostino attivo a Siena verso il 1330-1340

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Formella scolpita raffigurante San Galgano, scultore senese, prossimo ad Agostino di Giovanni e Giovanni d'Agostino attivo [..]

marmo grigio della montagnola, cm 44x32
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L'opera è accompagnata da una scheda critica del dottor Gabriele Fattorini di cui citiamo alcuni passi L’episodio di Galgano che, in un emblematico gesto di abbandono dei piaceri terreni, pianta la spada nella terra a trasformarla in una simbolica croce, rappresenta il momento culminante della sua agiografia ed è tramandato non solo da nutrita tradizione iconografica, ma anche dalla stessa reliquia dell'arma conficcata nel sasso, che ancora si conserva al centro della rotonda romanica eretta a Monte siepi pochi anni dopo la scomparsa del Santo. Il nostro rilievo si distingue comunque per due varianti iconografiche: in primo Galgano non veste un abito da cavaliere, ma quella che ha tutta l'aria di essere una cocolla da Monaco (non troppo diversa dall'uniforme indossata da don Stefano nella Biccherna del 1320 Ee attraverso la quale si dovrebbe volere sottolineare una immedesimazione con i cistercensi dell'abbazia, in quanto loro titolare) , inoltre il sito nel quale inserisce l'arma è costituito da un monte di sei cime di gusto araldico, allusivo evidentemente a Montesiepi. La scelta del marmo della montagnola indirizza verso l'esecuzione da parte dello scultore senese che trova conferma pure nello stile del rilievo. La solida struttura del Santo, definito dalle lunghe pieghe rettilinee che solcano la veste, richiama alla mente il lessico ‘cubizzante’ di uno dei maggiori interpreti della scultura senese della prima metà del Trecento, quell’Agostino di Giovanni (Siena, documentato dal 1311 al 1346) che tra i suoi highlight vanta la bella Vergine Annunciata in legno del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa (1321) e i monumenti funebri del vescovo Guido Tarlati nel Duomo di Arezzo (firmato e datato 1330, insieme con Agnolo di Ventura) e di Cino da Pistoia nella Cattedrale pistoiese (1337-1339) […] Per la sua stessa funzione, un’opera come la nostra (destinata oltre tutto a essere certamente dipinta in molte sue parti, se non in tutte) si prestava a essere affidata a un collaboratore, in un momento pieno di impegni per un maestro del calibro di Agostino che, secondo una abitudine comune alle botteghe medioevali, non disdegnava l’aiuto altrui (come attesta la presenza di Agnolo di Ventura nel monumento aretino) . Tanto l’acconciatura (con il ricciolo che conclude la liscia capigliatura al di sotto dell’orecchio), quanto il ‘lungo e largo’ abito monacale contraddistinto dall’ampio manicottolo, si manifestano in linea con la moda palesata nel citato monumento di Cino di Pistoia, così come nel celeberrimo episodio con gli Effetti del Buongoverno affrescato negli stessi anni da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo pubblico di Siena. Al San Galgano dovrebbe dunque spettare una datazione al quarto decennio del trecento; del resto nella scenetta si ha ormai il sentore di quanto andasse maturando, al di là dell'attività del padre, la personalità di Giovanni d'Agostino, che nel 1340 assumeva la direzione del cantiere del Duomo Nuovo.[...] L'accostamento del San Galgano all'ambito di Agostino di Giovanni e del figlio suona d'altronde a conferma delle relazioni che intercorsero tra l'affollata bottega degli Agostini e l'abbazia cistercense. Oltre al citato marmo della Pinacoteca Nazionale, non si deve infatti dimenticare che spetta a Giovanni d'Agostino pure il consumato rilievo con Galgano condotto da San Michele Arcangelo a Montesiepi (cm 76x89,5, fig. 4) che fino a qualche tempo fa era murato sul prospetto della casa del Santo a Chiusdino e oggi si conserva nella canonica della parrocchiale. In ragione del soggetto, si può sospettare che questa scena sia l'elemento superstite di un ciclo di storie di San Galgano nato per corredare un complesso scultoreo ben più grande (un altare o addirittura un monumento funebre) in cui il Santo cavaliere doveva risaltare come attore principale e per il quale la vicina e omonima abbazia, o quanto meno una sua dipendenza, sarebbe stata un adestinazione ideale.
Asta Live 215

Fine Art Selection - II

mar 18 Novembre 2014
Milano
TORNATA UNICA 18/11/2014 Ore 17:00
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