Raffinato e magistrale esempio della produzione tardo barocca siciliana del settecento. La scultura raffigura una Madonna Immacolata di squisita fattura che si erge elegantemente flessuosa nella sua lunga veste, dalle curve morbide ed ordinate, che si incrociano quasi confliggendovi, con il manto dalle pieghe nervose e frastagliate che culmina con uno svolazzante velo posto dietro il dolce volto della Madonna. Questa esecuzione stilistica, fatta di dolci morbidezze e nervose vivacità, conferisce dinamicità alla intera composizione di cui fa parte un’altrettanto magistrale base scolpita e traforata dalla ricca ed elaborata rappresentazione iconografica che, inserita tra volute fogliacee, mostra un serpente, più vicino alla sembianze di un drago fantastico, che stringendo tra le fauci il simbolo della tentazione si avvinghia sotto i piedi della Vergine. Ai lati i due pellicani, simboli della carità cristiana, abbracciati da due angioletti e al centro della parte bassa la rappresentazione del racconto biblico di Giuditta che mozza la testa di Oloferne. L’invenzione stilistica ed iconografica, la magistrale resa scultorea indicano nell’esecutore dell’opera una figura di primissimo piano nel panorama trapanese del XVIII secolo come Andrea Tipa (1725-1766). Cfr.: “Materiali preziosi dalla terra e dal mare, nell’arte trapanese e della Sicilia occidentale tra il XVIII e il XIX secolo” a cura di Maria Concetta Di Natale, Catalogo Mostra Trapani 2003. Tav. II 10 e II 11 pag. 133-134