Il tema della Sacra Famiglia che fugge in Egitto su una barca non ha alcun riscontro nei Vangeli canonici nè in quelli apocrifi: esso compare bensì in un raro testo due-trecentesco, le Meditationes Vitae Christi, che è attribuito a San Bonaventura. Nelle arti figurative questo tema compare soltanto a metà seicento, talvolta associato a quello del “Presagio della Passione”. cioè della apparizione a Gesù Bambino della croce e degli altri simboli del suo futuro martirio: così, ad esempio, in un noto dipinto di Nicolas Poussin che è nella Dulwich College Gallery presso Londra e del quale esiste anche una replica nel museo di Cleveland, U.S.A. E’ dunque un tema mai ufficialmente accettato dalla chiesa, e piuttosto corrispondente a pulsioni devozionali di movimenti religiosi non strettamente ortodossi, quale fu il quietismo di Miguel de Molinos Zuxia (1628- 1696)che ebbe una notevole diffusione a Roma ed a Napoli prima di essere sconfessato dallo stesso Papa Innocenzo XI che in un primo tempo lo aveva favorito. Queste circostanze delimitano tra il 1660 circa e il 1685 l’arco cronologico di questa iconografia. Tra i pochi pittori italiani che trattarono questo tema, attratti anche dalle sue caratteristiche leggendarie e sentimentali, fu Luca Giordano: si conoscono infatti almeno una mezza dozzina di suoi dipinti che rappresentano vari momenti della leggenda (L’imbarco o il transito con gli angeli che adorano il Bambino): si rinvia, per tutti, alla monografia di O.Ferrari e G.Scavizzi, “Luca Giordano, l’opera completa”, Napoli, 1993, ai numeri di catalogo A259, A317, A318, A319, A352, A685 e D92. Ai dipinti già noti si aggiunge ora questa finissima tela (cm 90x129), assai prossima a quella che è nel Museo di Budapest anche per il particolare del singolare cappello di paglia della Vergine. L’opera presenta i caratteri stilistici della pittura giordanesca ed è in buono stato di conservazione. Oreste Ferrari, 26 gennaio 1997