La bella coppia di nature morte, reintelate e ancora nelle loro cornici originali, deve essere ascritta al longevo e prolifico pittore fiorentino. A parte la lepre, presente in entrambe le composizioni, si possono riconoscere vari tipi di volatili, descritti con un'accuratezza e un'attenzione quasi didattica. Nella composizione con uccelli vivi: una averla e un gruccione in volo contro lo sfondo blu del cielo del tardo pomeriggio, un fagiano femmina e un totano posati. Inoltre, una gazza ladra, una ghiandaia, una beccaccia, un cardellino, un fringuello, un tordo ed un cuculo. Nell'altro dipinto, quello senza pennuti in volo, si riconoscono: una ghiandaia, uno storno, uno tordo, una pernice, un cardellino e un bellissimo germano che divide il dipinto in tre riquadri, formando una diagonale opposta a quella della lepre. Anche in questo secondo quadro l'ambientazione è quella del tardo pomeriggio. I dipinti presentano delle somiglianze chiarissime con la famosa natura morta, anche essa di soggetto venatorio, conservata oggi a Palazzo Pitti e proveniente dalla guardaroba medicea (Cfr. S. Casciu, Museo della Natura Morta, Livorno 2009, p. 138-139). La lepre di uno dei nostri dipinti pare tra l'altro una replica esatta di quella del dipinto mediceo. Anche le specie di volatili rappresentate, l'ora del giorno e le misure dei dipinti mostrano che con ogni probabilità anche le nostre due nature morte potevano far parte dell'arredo artistico della Villa Medicea dell'Ambrogiana a Montelupo Fiorentino, una delle ville favorite dai Duchi per le battute di caccia e arredata dal 1708 al 1723 di ben di ben 64 dipinti, per lo più di mano del Bimbi, raffiguranti uccelli e altri animali (Casciu, op. cit.).