Importanti maioliche italiane dal Rinascimento al Barocco

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albarello Venezia, bottega di mastro Domenego, terzo quarto del sec. XVI

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Descrizione

albarello Venezia, bottega di mastro Domenego, terzo quarto del sec. XVI

Maiolica Altezza cm 39 buona conservazione, minime scheggiature e cadute dello smalto Provenienza: collezione privata
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Albarello di grandi dimensioni, con corpo cilindrico, leggermente rastremato sulla zona mediana, a larga base piatta con accenno ad orlo svasato, e con bocca a bordo estroflesso. Sulla zona mediana è dipinto un largo cartiglio, con estremità arricciate, dipinto con un accostamento di blu e giallo d’attraente effetto setoso, che ospita la scritta farmaceutica “Mostard.a F. na”, tracciata in caratteri gotici; sulla restante superficie, su esili tralci, si dispongono pere, mele cotogne, cetrioli, corolle, uva, melanzane, bacche e foglie. Sulla spalla si snoda un tralcio continuo con foglie e verso la base una fascia di brevi tratti incrociati. Dipinto in arancio, blu, giallo e verde. Davanti ad opere come questa, sempre d’obbligo è ricordare Cipriano Piccolpasso e la sua opera didascalica, che in merito a questa veste a “Fiori” e frutta, tramanda che “Veramente queste sono pitture venetiane cose molto vaghe” 1. Essa veniva applicata talvolta su vasellami in smalto azzurro “berettino”, oppure generalmente su smalto bianco, sia su fogge “aperte” (piatti, “scudelle”, coppe ecc.) sia su forme “chiuse” (“boccie” sferoidali, con o senza manici, albarelli di altezza e diametro variabili), mantenendosi costantemente ancorata ad un formulazione dei “Frutti” descritti in forme larghe e naturalistiche, su esilissimi steli o girali, con foglie e bacche. Probabilmente questi vasellami erano destinati a contenere e conservare marmellate o sciroppi di frutta ed è quindi probabile che la scelta della veste decorativa volesse essere coerente con il contenuto; l’ipotesi trova conferma in questo caso anche dalla presenza del frutto del cotogno, la cui polpa, odorosa e soda, era impiegata dagli speziali per confezionare canditi e mostarde, come spesso veniva specificato nei cartiglio dipinto frontalmente, proprio per simili albarelli di grande capienza 3. Inoltre la “Mostarda f(ina)”, indicata nel cartiglio, è ricorrente nella maiolica da farmacia prodotta dalle botteghe veneziane del secondo ‘500, per lo più tracciata, come questo caso conferma, in eleganti caratteri gotici2. La “Mostarda Fina” era un composto che aveva un impiego prevalentemente alimentare e si credeva favorisse l’appetito. 1PICCOLPASSO 1879,Tav,. 28, Fig. 97. 2RAVANELLI GUIDOTTI 1998, pp. 77- 80 schede 23 e 24.
Asta Live 267

Importanti maioliche italiane dal Rinascimento al Barocco

mar 25 Ottobre 2016
Milano
TORNATA UNICA 25/10/2016 Ore 15:00
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