La coppa è del tipo ad umbone pronunciato, ampia parete a baccellature, che ripiegano verso l’alto formando un orlo a smerlatura; il piede è ampio e a parete svasata. Sul recto, in corrispondenza dell’umbone, all’interno di un medaglione a fondo campito di blu, è dipinto un puttino ignudo, seduto verso sinistra, alle cui spalle si snoda una sciarpa e in atto di reggere un pallone. Sulla restante superficie sono dipinti dei “quartieri”, composti di sei settori ovali cuspidati, che includono foglie di acanto; lungo il bordo si dispone una stretta fascia con motivo a festone. Dipinta in arancio, blu, bruno e giallo. La produzione “a quartieri” a Faenza sembra svilupparsi soprattutto dopo il 1530, con alcuni precisi riferimenti cronologici, come nelle “crespine” del “1543”, con “S.Maria Egiziaca” del Museo di Stoccarda, e del “1547”, con “Annibale” del museo Civico di Pesaro1. Tale tipologia inoltre, come quest’opera dimostra, si pone in una delle più significative fasi della maiolica faentina della metà del ‘500, quella cioè che vede il passaggio dal repertorio a piena policromia verso la decantazione dello stile “compendiario” dei “bianchi”: fase che viene vissuta e promossa con successo dalle più prestigiose botteghe locali, dai Calamelli agli Utili,quest’ultima con coppe“a quartieri”delle quali si segnala quella del Petit Palais di Parigi 2, ed una analoga a questa in esame nel Museo di Villa Viçosa a Lisbona 3. Dimostra pienamente di appartenere a questa fase “precompendiaria” il ductus della figurina del putto seduto che stringe un pallone, dipinto con una sensibilità prossima allo “stile compendiario” canonico, cioè immediata naturalezza pittorica, quasi senza contorno, pochi tocchi per definire il profilo, scioltezza delle ciocche della capigliatura, ombreggiature a mezza tinta, ecc. caratteri che nel corso della seconda metà del ‘500 caratterizzeranno lo stesso soggetto del putto, topos decorativo per eccellenza, e in generale le solitarie figurine degli umboni delle “crespine” faentine (d). 1RAVANELLI GUIDOTTI 1998, pp. 366-367. 2BARBE 2006, scheda 55, pp. 127- 128. 3DOS SANTOS SIMOENS 1960, cat. n. 18.