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Monumentale bassorilievo circolare in marmo con raffigurazioni araldiche, scultore attivo alla Corte aragonese nell’ultimo quarto del XV secolo

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Descrizione

Monumentale bassorilievo circolare in marmo con raffigurazioni araldiche, scultore attivo alla Corte aragonese nell’ultimo [..]

Diametro cm 174.
Monumentale e splendido rosone in marmo bianco (diametro cm 165) costituito da una coppia di angeli reggenti lo stemma d’Aragona che troneggia su un cimiero sormontante l’arme della famiglia Bonifacio (due leoni rampanti con banda trasversale).
Gli evidenti caratteri stilistici improntati ad un raffinato ed algido classicismo in cui si fondono mirabilmente aspetti di culture figurative diverse, accomunate nel richiamo all’Umanesimo fiorentino, suggeriscono di ricercare l’autore dell’opera nel fertile ambiente napoletano del Quattrocento, quando Napoli costituì un luogo d’incontro di culture diverse, attraverso gli scambi con Firenze, la Lombardia e la Spagna, una vicenda avviatasi con la costruzione dell’Arco di Castelnuovo, alla quale partecipò il giovane Francesco Laurana, proseguita con l’arrivo delle opere di artisti fiorentini come Mino da Fiesole, Rossellino e Benedetto da Maiano, fno al soggiorno del fiesolano Andrea Ferrucci, in anni nei quali era folta a Napoli la presenza di scultori lombardi come Pietro da Milano, Domenico Gagini, Jacopo della Pila, Tommaso Malvito e suo fglio Giovan Tommaso.
Sono questi gli anni in cui alla corte di Don Ferrante d’Aragona (1424-1494) sua fglia Isabella andò in sposa a Gian Galeazzo Maria Sforza con un matrimonio celebrato a Napoli nel 1488. Dalla loro unione nacque Bona Sforza, divenuta regina di Polonia dopo il suo matrimonio (1518) con Sigismondo I, alla cui corte introdusse le consuetudini del Rinascimento. Il matrimonio tra Gian Galeazzo e Isabella rientrava in una politica tesa a consolidare l’amicizia tra i due stati e fu proprio in questa ottica che, probabilmente, fu la stessa corte di Ferrante a commissionare il nostro stemma per simboleggiare la fedeltà della famiglia Bonifacio posta sotto la protezione della casa reale napoletana, come indicano i tre cerchi incrociati sul fondo del rosone simbolo di sacrifcio
e fedeltà alla famiglia regnante.
L’opera proviene dalla collezione dell’antiquario fiorentino Ugo Bardini (morto nel 1965), figlio del celebre antiquario fiorentino che aveva diffuso il gusto del Rinascimento italiano nei principali musei del mondo. Come indica la documentazione contenuta nell’Archivio Storico Eredità Bardini, il tondo fu acquistato da Bardini nel 1923 e, nel settembre del 1946, lo stesso lo vendette alla famiglia napoletana De Marinis per 125.000 (lo dichiara nel suo diario il Bardini steso dal 1940 al 1952), che lo collocò all’interno della sua Villa di Montalto a Firenze, un edificio che verso la fine degli anni venti del Novecento per volontà del bibliofilo napoletano Tommaso De Marinis che lo aveva acquistato, aveva assunto un aspetto marcatamente neo-rinascimentale. L’opera rimase nella Villa di Montalto, insieme ad una statua di Francesco Laurana raffigurante Don Ferrante (fg 1) acquistata nel 1983 dal Museo Nazionale del Bargello per 200 milioni di lire. Gli eredi, nel 2008, decisero la vendita della villa con gli arredi.
Ulteriori informazioni
Bibliografa di riferimento: F. Abbate, Storia dell’arte nell’Italia meridionale. Il Sud angioino e aragonese, Roma 1998; F. Negri Arnoldi, La scultura del Quattrocento e del Cinquecento, in Storia e civiltà della Campania. Il Rinascimento e l’età barocca, a cura di G. Pugliese Carratelli, Napoli 1994; I. Romiti e M. Zoppi, Guida ai giardini di Fiesole, Firenze 2000; R. Naldi, Andrea Ferrucci. Marmi gentili tra la Toscana e Napoli, Napoli 2002. Opera provvista di attestato di libera circolazione
Asta Live 325

Scultura e Oggetti d'Arte

mar 19 Dicembre 2017
Genova
TORNATA UNICA 19/12/2017 Ore 15:00
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