Spettano a questo raffinato artista i meriti di aver saputo traghettare la cultura figurativa veneziana di primo Quattrocento dalla linguistica ancora bizantina e fortemente iconica di maestro Paolo Veneziano ad una nuova e più addolcita metrica gotico-internazionale. La sua poetica sensibilissima, attenta ai calligrafismi di Gentile da Fabriano e di Pisanello, si esprime qui nello sfumato trapasso tonale, nella ricca lavorazione dell'oro e nella minuzia quasi botanica impiegata per la resa del letto di fiori che accoglie la Vergine, suggerendoci per la tavola una datazione alla maturità di Jacobello intorno al terzo decennio del secolo.