Pubblicazioni: L. Canonero, Barocchetto Genovese, Aldo Martello Editore, 1962, tav. LVI Interessante esempio di un momento di transizione dell’ebanisteria genovese in cui il gusto barocchetto incomincia risentire delle prime influenze neoclassiche. E’ facilmente comprensibile come dovette essere difficile per i bancalari adeguarsi ai dettami della nuova moda che improvvisamente richiedeva agli ebanisti di cambiare radicalmente le forme e le tecniche di costruzione. Il comò può essere inserito in un piccolo gruppo di mobili databili a cavallo tra il settimo e l’ottavo decennio del settecento, con scafi ancora di modello tradizionale ma con decori a intarsio più “moderni”, in linea con l’evoluzione del gusto. In questo caso l’interessante rosone frontale con i festoni vegetali e il fiocco sembra risentire dei lavori di Ennemond Alexandre Petitot (1727-1801), mentre il teschio d’ariete intarsiato sui fianchi, di derivazione classica, è probabilmente l’unico documentato nell’ebanisteria genovese. Questo esigenza di rinnovamento è testimoniata anche dalle belle e rare montature in bronzo dorato di modello francese già decisamente Luigi XVI. Lodovico Caumont Caimi