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Rara fiasca Albisola, fine del XVII secolo

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Descrizione

Rara fiasca Albisola, fine del XVII secolo

Maiolica. Marca: tromba con stendardo. Altezza cm 22,2. Conservazione: ottima; mancanza alla base

Fiasca in maiolica di forma circolare, foggiata a stampo. Il vano contenitore tubolare dispone di un collo corto, rastremato, di piccolo diametro, posto al colmo superiore del cerchio. L’oggetto è inoltre dotato di piede a parete convessa e base rettangolare, di modeste dimensioni, fissato alla parete del recipiente in corrispondenza del colmo inferiore del cerchio, tramite lo sviluppo di una stretta striscia di superficie concava.
La decorazione della fiasca, monocroma blu su fondo bianco, va inclusa nella tipologia del “calligrafico naturalistico”. E’ opinione in genere condivisa che i suoi elementi costitutivi traggano ispirazione da modelli orientali, specialmente quelli desunti dalla porcellana cinese di età Ming del periodo Wanli - 1573-1619 - prodotta per l’esportazione. All’interno di tale cornice iconografica si nota la figurina maschile in abito succinto da cacciatore, di aspetto del tutto europeo: la foggia dell’abito suggerisce perciò di scorgere nel bastone posato di traverso sulla spalla il profilo impreciso di un’arma da fuoco.
La particolare forma del contenitore esclude la fiasca dal repertorio della produzione tipicamente ligure, ne denota quindi la rarità e rammenta piuttosto le tipologie formali di altre regioni della zona centrale o meridionale del territorio.
L’assenza di anelli o passanti, che ne favoriscano e assicurino il trasporto mediante la sospensione, fanno anche pensare a un impiego diverso dal solito, come sarebbe la conservazione di un liquido benedetto, fosse acqua oppure olio (1). A proposito dell’oggetto in esame bisognerebbe però spiegare la convenienza della decorazione rispetto all’uso, nesso difficile da cogliere nelle figure di vario genere che ornano la fiasca se si volesse riferirle alla devozione cristiana: al primo sguardo sembrano più adatte a descrivere l’attività ludica, forse venatoria, svolta nell’ambito estetico rarefatto di un esotismo coloniale.
La presenza della marca “Tromba con stendardo”, dipinta in blu sulla superficie interna del piede, ascrive la fiasca, secondo le conoscenze attuali, alla produzione di Albisola e la colloca nel periodo che dalla fine dell’ultimo decennio del Seicento giunge alla metà del secondo decennio del secolo successivo. Il criterio di giudizio trae origine dallo svolgersi della nota vicenda relativa alla falsificazione della marca “Lanterna”, messa in atto da parte di ceramisti albisolesi nel passaggio della marca dai Grosso di Albisola ai soci savonesi Chiodo e Peirano.
Benché l’equivoco fra i due segni sia possibile, conviene tuttavia ricordare che la marca “Tromba con stendardo” non viene citata negli atti giudiziari come plagio della marca “Lanterna”, né in modo diretto, visto che si tratta di una definizione moderna, né per affinità formale con la marca proibita, riprodotta nelle carte processuali, o rispetto alle poche altre passibili di condanna soltanto nominate. Potrebbe avvicinarsi, ma per ipotesi, alle “figure o altre cose simili” che la sentenza del 14 giugno 1715 proibisce in maniera generica e preventiva di usare, dopo avere indicato quelle ormai escluse dall’impiego.
Fatte le debite distinzioni, è comunque preferibile ascrivere la produzione della fiasca, riguardo alla fonte dello stile figurativo, nella fase seicentesca della cronologia.


Note

(1) AA.VV., “Ceramiche della tradizione ligure, Thesaurus di opere dal Medio Evo al primo Novecento”, a cura di Cecilia Chilosi, Cinisello Balsamo 2011; Loredana Pessa, “Il decoro orientalizzante a risparmio”; Sarah Cervetto, scheda n. 98, p. 95.
(2) Arrigo Cameirana, “Considerazioni sulla sentenza della causa Chiodo-Peirano contro Bernardo Conrado”, Atti XXIV convegno internazionale della ceramica, Ablisola 1991, pp.249-254
Asta Live 611

Maioliche e Porcellane - I

gio 16 Dicembre 2021
Genova
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