Salvadanaio Faenza, inizio del XVI secolo
Maiolica. Altezza cm 12,4. Conservazione: ottima; sbeccatura all’estremità superiore; insignificanti usure di smalto
L’opera mostra corpo globulare, poggiante su alto piede svasato, con parte cuspidale tornita e terminante “a bottone”. Argilla depurata e di color paglierino, superficie smaltata e decorata in policromia.
Opera di tipologia davvero singolare, di cui si conoscono pochissimi esemplari e per lo più in semplice terracotta, come, ad esempio, taluni salvadanai coevi provenienti da Roma (O. MAZZUCCATO- L. PESANTE, Ceramiche medievali e moderne, Ed. Musei vaticani, 2023, pp. 75-79) e quasi sempre dotati di una breve, peculiare fessura orizzontale per l'introduzione delle monete, qui invece insolitamente prodotta in verticale.
La scarsità di tale oggetto d’altronde si giustifica con l’atto finale della frantumazione cui era destinato. Per Faenza è documentato un altro esemplare di poco posteriore, un tempo nella collezione tardo-ottocentesca di Federico Argnani, conservato in collezione privata, anch’esso smaltato, ma con decorazione “a quartieri” (C. RAVANELLI GUIDOTTI, Per il collezionismo della ceramica di Faenza, in “Faenza, CIII (2017), N. 2, pp. 9-16).
La veste decorativa del salvadanaio in esame trova ampi riscontri nel vasellame faentino, specie piatti e coppe, del primo ‘500: dall’alto infatti si dispongono le tradizionali embricazioni, “perle”, fascia in arancio con una decorazione sovradipinta e ininterrotta come un ricamo composto di piccoli ovali disposti a croce, e in basso motivi “alla porcellana”