Arte veronese del XIV secolo. Ambito di Rigino di Enrico (1280 ca - post 1343) o "Maestro di Santa Anastasia" San Giacomo [..]
Marmo bianco scolpito
Largh. 13 - Prof. 12,5 - Alt. 49,3 cm
La rara scultura, raffigurante una filiforme figura dalla lunga capigliatura, con il volto incorniciato da una fluente barba e con il corpo avvolto in un lungo mantello poggiato sulla spalla che scende con ampie pieghe fino a terra, è identificabile in San Giacomo maggiore per il grande cappello da pellegrino che porta appoggiato sulla schiena e per il libro che stringe nella mano sinistra. L'opera, mancante della mano destra che probabilmente reggeva il bastone da viaggio, è ricoperta da una fascinosa patina scuro-traslucida che nasconde il biancore del marmo in cui è scolpita. L'aspetto stilistico ed esecutivo caratterizzato dalle forme semplificate e quasi geometriche che diventano esasperate nella raffigurazione della testa, fortemente aggettante in avanti, amplificando così la maestosa sporgenza della barba e negli occhi vuoti delle pupille e fortemente allungati mentre le labbra serrate sembrano accennare ad una enigmatica smorfia, conferiscono una estrema ieraticità alla figura del santo. Le caratteristiche sopra esposte avvicinano stilisticamente all'ambiente di Rigino di Enrico, identificato anche come Maestro di Santa Anastasia, figura dominante della scultura trecentesca veronese di cui sono documentati importanti lavori a Verona e Brescia e padre di un altro noto scultore, Giovanni di Rigino, con cui collaborò nell'ultima parte della sua vicenda artistica.
Etichetta cartacea “Sandro Orsi Antichità, Milano”