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Domenico di Niccolò, detto "dei cori" (Siena, 1363 ca. – ante 1453). Siena, prima metà del XIV secolo.
Già collezione fratelli Volterra, Firenze.
Sotheby's, Palazzo Capponi, Firenze, 1981
Collezione Panos Tsolakos Annunciazione

€ 100.000,00 / 120.000,00
Stima
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Descrizione

Domenico di Niccolò, detto "dei cori" (Siena, 1363 ca. – ante 1453). Siena, prima metà del XIV secolo. Già collezione fratelli [..]

Legno di noce scolpito
Alt. cm 174 Madonna; Alt. cm 176 Angelo
L'importante gruppo scultoreo, rara testimonianza di Annunciazione lignea senese tra Gotico e Rinascimento, ancora conservato in collezione privata, è documentato dall'immediato dopoguerra nelle collezioni della celebre dinastia di antiquari fiorentini Volterra che lo presentarono alla Prima Mostra Nazionale Antiquaria di Palazzo Strozzi in Firenze tra il Luglio e l'Agosto del 1953. Inizialmente attribuito a Francesco di Valdambrini (Siena 1375-1435) viene in seguito riconosciuto da Carlo del Bravo come opera di Domenico di Niccolò, eseguita tra il terzo e il quarto decennio del '400. La Vergine Annunciata dal volto incorniciato da capelli raccolti in una lunga coda che scende dietro la schiena, vestita da una semplice tunica allacciata in vita da cui si dipartono dritte e profonde pieghe fino ai piedi, sembra muoversi con un lieve inarcamento del corpo quasi in una sorta di dialogo verso l'angelo che, stante, vestito da un manto poggiante sulla spalla che scende a larghe pieghe, la benedice con la mano destra fissandola con lo sguardo. Le due figure, ispirate da uno ieratico e fermo senso di sospensione temporale, racchiudono in loro i dettami della scultura tardo gotica senese, cristallizzata in un elegante e trasfigurato astrattismo di profana classicità.
Merita una nota anche la vicenda umana e professionale della famiglia Volterra che per tanti anni ha custodito questa opera. Importanti antiquari a Firenze nella prima metà del XX secolo con negozi anche a Londra e Parigi. L'attività fondata dal padre Gustavo Volterra, anconetano trasferitosi a Firenze nella fine dell'800 che, convolato a nozze con Adele Melli, che gli diede nove figli, quattro femmine (Gilda, Ada, Bianca, Erosina) e cinque maschi (Giuseppe, Angiolino, Gastone, Amedeo e Gualtiero). Giuseppe, il maggiore, nato nel 1882, figura brillante ed estroversa, prese in mano le redini dell'azienda fondata dal padre e, con grande intraprendenza e competenza, ne moltiplicò le sedi, prima in Firenze ed in seguito anche in Francia e Inghilterra. Erano anni tumultuosi dove si erano formate grandi fortune e Giuseppe, con l'aiuto dei fratelli, divenne uno dei più importanti fornitori di opere antiche per facoltosi clienti stranieri, soprattutto americani. Purtroppo, con l'avvento della guerra e ancor prima delle "leggi razziali", i Volterra videro ridursi la loro attività, fino poi a dover nascondersi o fuggire per evitare le persecuzioni nazi-fasciste. Sfortunatamente, due di loro furono catturati dalle milizie fasciste della Banda Carità nel febbraio del 1944, imprigionati e torturati, il 5 Aprile partirono con un convoglio diretto ad Auschwitz dove vennero uccisi all'arrivo.
Ulteriori informazioni
Opera dichiarata di interesse storico-artistico particolarmente importante, soggetta a vincolo da parte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.
Bibliografia
Pubblicazioni:
Catalogo "Prima Mostra Nazionale Antiquaria", Firenze, Palazzo Strozzi, Luglio-Agosto, 1953 (tav 553)
"La Scultura Senese del Quattrocento". Carlo del Bravo. EDAM Editore, Firenze, 1970 (pag.57 tav 164-165)
"Antiquari di ieri a Firenze" Simone Bargellini, Bonechi Ediore, Firenze, 1981 (pag. 127)
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