Un'Importante Raccolta di Opere in Cera

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Angelo Gabriello Piò (1690-1769) Ritratto di Frate Cere colorate e altri materiali Dimensioni cm. 34,5 x 27

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Descrizione

Angelo Gabriello Piò (1690-1769) Ritratto di Frate Cere colorate e altri materiali Dimensioni cm. 34,5 x 27

Uno dei grandi storici dell’arte, il maggior studioso della ceroplastica, Julius von Schlosser, scrive nel 1911 con grande ammirazione di un bassori- lievo policromo raffigurante laVergine, San Giuseppe e il Bambino. Egli nota come l’arte di modellare in cera avesse trovato un “fruttuoso campo di azione nella scultura popolare religiosa”, aggiungendo:“l’Emilia è un centro importante di questa tecnica: nel capoluogo, Bologna, uno stupendo rilievo della Sacra Famiglia è conservato nella chiesa dei Santi Vitale e Agricola” 1.Schlosser annota anche come la tecnica di quell’opera fosse simile a quella impiegata nei busti di cera e come i colori adoperati siano “sgargianti ma finemente armonizzati e il rilievo si può annoverare fra i capolavori del suo genere, e anche qui si usano vestiti e capelli veri”. In tempi più recenti, nel 1965, il bel gruppo venne esposto nella Mostra della scultura bolognese del Settecento, a cura di Eugenio Riccomini, il quale ebbe l’avvertenza di trovare un riferimento scritto a quel lavoro quando era conservato nella raccolta Sampieri:“la BeataVergine col Bambino e San Giuseppe mezze figure come il vero fatte di cera e vestite di seta di diversi colori” (la citazione era tratta da un manoscritto di Marcello Oretti, conservato nella Biblioteca Comunale di Bologna, manoscritto più volte citato e mai trascritto per esteso) 2. Riccomini aggiungeva come quella ceroplastica fosse l’unica a più figure nota nella città, dove invece si conservano molti busti in cera assai espressivi.La Sacra Famiglia, oggi nella chiesa dei SS Vitale e Agricola a Bologna, è dunque un unicum e la sua realizzazione in un materiale così fragile come la cera avrà richiesto particolari accorgimenti compositivi.A farci intendere la sua genesi e manifattura, risulta di grande importanza il ritrovamento dello straordinario ritratto di monaco qui studiato, col volto raffigurato in scorcio così come quello del San Giuseppe nel gruppo di Bologna. Le somiglianze fra il San Giuseppe e questo ritratto sono così marcate da far apparire quest’ultimo una prima idea o modello per il Santo.La testa di frate appare di un naturalismo estremamente minuzioso, spinto o intensificato dall’inclusione di capelli naturali che conseguono una ve- rità psicologica quasi indiscreta (come lo stesso Schlosser definisce un’altra effigie dell’epoca). La forza della testa di frate qui presentata -il ritratto di un individuo e non di un tipo- si stempera nel gruppo della Sacra Famiglia dove tutto acquista uno squisito carattere devozionale: dall’essere umano individuale si passa alla raffigurazione della santità.Dovremo ora notare che l’attribuzione a singoli artisti dei lavori in cera bolognesi, persino quelli di più alta qualità conservati da sempre in raccolte storiche, non risulta quasi mai del tutto certa e infatti al più famoso di tutti i plasticatori emiliani, Angelo Gabriello Piò, nessun’opera in cera è stata finora attribuita se non su basi stilistiche o induttive. Comunque sia il ritratto dell’architetto Carlo Francesco Dotti (Bologna, Santuario della Madonna di San Luca) sia la Sacra Famiglia di cui abbiamo parlato, sono universalmente accettati come di sua mano. I rapporti fra queste due opere del Piò con la testa di frate ora resa nota sono, credo, incontestabili e così ci sembra opportuno enfatizzare la rilevanza della sua scoperta.1 La Storia del ritratto in cera di J. von Schlosser, pubblicata nel 1911 a Vienna e Lipsia, è stata tradotta in francese e in italiano. La recente edizione, annotata e ampliata da Andrea Daninos, Milano, 2011, è di gran lunga la più utile; a p. 152 è illustrata la Sacra Famiglia di Bologna.2 Mostra della scultura bolognese del Settecento, a cura di E. Riccomini, Bologna, Museo Civico, 1965, n. 79, pp. 92-93, il manoscritto dell’ Oretti è nella Biblioteca Comunale di Bologna, B. 130, f. 133. L’assegnazione a Piò è stata riproposta da R. Lightbown in Ambre, avori, lacche e cere (Quaderni dell’Antiquariato, collana diretta da A. Gonzalez-Palacios), Milano, 1981, p. 70 (a p. 69 si illustra il ritratto di Carlo Francesco Dotti considerato opera di Piò). Anche Daninos accetta le attribuzioni a Piò (vedi il suo testo a nota 1, pp.151, 228). E. J. Pyke, A Biographical Dictionary of Wax Modellers, Oxford, 1967, p. 108 menziona il ritratto di Carlo Francesco Dotti come opera del Piò.2011Alvar Gonzalez-Palacios
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Un'Importante Raccolta di Opere in Cera

mer 18 Novembre 2015
Milano
TORNATA UNICA 18/11/2015 Ore 17:00
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