Importanti maioliche italiane dal Rinascimento al Barocco

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Piatto Deruta, prima metà del sec. XVI

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Descrizione

Piatto Deruta, prima metà del sec. XVI

Maiolica Diametro cm 22,4 buona conservazione; una sbeccatura e un’incrinatura Provenienza: collezione privata
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Coppa a cavetto liscio e bordo rialzato, poggiante su largo piede svasato. All’interno di un medaglione centrale, è racchiusa una simbolica raffigurazione “amatoria”, composta da due mani che si stringono in atto di unione, poste tra raggi solari in basso e da sovrastate da una corona, che ai lati è affiancata da due iniziali “F” e “E”. Sulla restante superficie si dispongono quattro partizioni, separate da fasce, che includono girali con piccole foglie e corolle. Il verso è ornato con un motivo “a corolla” in blu. Dipinto in arancio, blu e verde. Siamo davanti ad un raffinata “coppa d’amore”, come indica la canonica immagine delle due mani che si stringono in segno di unione. D’altronde, accanto alle “belle”, tra i simboli d’amore del Rinascimento trovano posto anche il cuore e, appunto, le mani unite, secondo un sentimento strettamente in relazione alla moda culturale, che ha sua vasta diffusione in tutto l’ambito italiano, specie dall’ultimo quarto del ‘400 e per tutta la prima metà del secolo successivo, dimostrando quanto la ceramica fosse diventata forma immediata, ora aulica ora popolare, di comunicazione simbolico-allegorica nel complesso giuoco di rimandi allusivi impliciti in tale genere d’arte. Come in molte aree italiane, anche in quelle umbre le mani, simbolo d’amore e fedeltà, spesso sono unite a fasci di raggi solari e alle esplicite legende, quali FEDE/FIDES, AMOR, ecc. 1, secondo iconografie divulgate contemporaneamente da modelli silografici, a volte abbreviate, come ipotizziamo per il caso in esame, in cui la “F” e la “E” potrebbero stare per le iniziali dei due nubendi o piuttosto per “FEDE ETERNA”. Di gran gusto si presenta il contesto complementare al tema amatorio, che a Deruta è attestato anche in veste monocroma azzurra arricchita di “lustro” 2, in questo caso alternato con tralci, anch’essi tipici del repertorio derutese3, impiegato specie sulle tese dei grandi piatti da pompa, a fare da cornice al tema dell’asino, delle “belle”, ecc.. , col motivo detto “ad occhio di pavone”, che nella sua stilizzazione semplificata, lo fa assomigliare a delle embricazioni. 1RAVANELLI GUIDOTTI 1990, p. 151, fig. 84 a; EADEM 2000, p. 349, fig. 19. 2MARIAUX 1995, scheda 68, p. 98 e p. 172; una versione a lustro, eugubina, già nella collezione Umbertina Del Guerra di Firenze, porta la data “1537”. 3Si segnala un piatto nelle raccolte del Danish Museum di Copenhagen (HOUKJAER 2005, p. 156, scheda 138); Bibliografia: L’opera è passata all’asta a Londra nel 1970 (CHRI- STIE’S, London 1970, lotto n. 96).
Asta Live 267

Importanti maioliche italiane dal Rinascimento al Barocco

mar 25 Ottobre 2016
Milano
TORNATA UNICA 25/10/2016 Ore 15:00
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