Piatto ad ampio cavetto fondo, breve tesa orizzontale a bordo rialzato e piede ad anello con due fori praticati originariamente sul crudo. Al centro del cavetto campeggia un busto di giovane uomo, volto di profilo a sinistra, in abito rinascimentale ornato con ricami, ottenuti a “graffito” sul bruno violaceo di manganese, e con cappello piatto dal quale discendono ordinatamente i capelli, che sono a caschetto arricciati in basso; il busto è “riservato” entro formella rettangolare che spinge ai lati del cavetto delle foglie “accartocciate”; una stretta fascia con motivo a treccia “graffita” e filettature separano il cavetto dalla tesa, che è decorata a serpentine a raggiera so- lare di tipo “bernardiniano”. Il retro è invetriato, secondo un uso frequente a Deruta1. Dipinto in blu e bruno-violaceo di manganese. Opere come questa, incentrate sul ritratto per lo più di profilo e di nitido ductus lineare, appartengono alla fase del primo Rinascimento, in cui domina una sofisticata policromia severa, la stessa che, per esempio, caratterizza un piatto, con un’iconografia di busto molto simile, nella collezione Gillet (già Damiron), attribuito ad officina toscana, verso il 14802 e nel Museo di Ecouen3. Un reperto di piatto di questa tipologia, proveniente dal monastero di Sant’Anna di Foligno4 e vari ritrovamenti in loco,“documentano inequivocabilmente l’origine derutese”, come scrivono Busti e Cocchi per un piatto, con legenda “amatoria”, entro cartelletta rettangolare, già nel MAI di Roma5, strettamente in relazione con altro, ascritto a Deruta, 1480- 90 circa, già collezione Montagut6. 1BUSTI- COCCHI 2004, p. 85. 2GILLET 2006, pp. 2-3. 3GIACOMOTTI 1974, n. 101. 4BUSTI- COCCHI 2004, fig. 7, p. 22, scheda 4, p. 85. 5BUSTI- COCCHI, 2000, scheda 37, pp. 92- 93. 6MONTAGUT 1990, n. 11.