Bibliografia: - David Ryley Marshall “Viviano and Niccolò Codazzi and the baroque architectural fantasy”, Jandi Sapi Editori Tavola 106 pag 221 e seguenti. - Giuliano Briganti, Ludovica Trezzani, Laura Laureati “I Bamboccianti, pittori della vita quotidiana a Roma nel Seicento” Ugo Bozzi editore, Roma 1983, pag 153, 154, Tav. 5.29 [...] Scrive il Baldinucci: Col solamente sentire le relazioni di chi vi s'era trovato presente dipinse quel luogo, e tutti gli accidenti ivi seguiti: e, quello che è più mirabile, si è, che non solo rappresentò in quelle figure l'arie di teste, ma eziandio gli atti stessi che perlopiù son propri di quella nazione, senza essere mai stato a Napoli, in sola forza di fantasia... . Chi vi s'era trovato era, con ogni probabilità, Viviano Codazzi che, ritornando a Roma dopo un lungo soggiorno a Napoli forse proprio a causa di quei disordini, era in grado di raccontare al Cerquozzi come erano andate le cose o almeno come si raccontava a Napoli che fossero andate. Tanto più che fu proprio lui a dipingere lo sfondo del dipinto raffigurandovi con grande esattezza una veduta della Piazza del Mercato dove la rivolta era cominciata. Evidentemente il Codazzi, se non era stato proprio presente a quella prima impresa di Masaniello disponeva della stessa fonte di cui si servì più tardi il Giannone nella Storia del Reame di Napoli per descrivere quel giorno di rivolta. Basta leggere il pezzo dello storico e confrontarlo con il dipinto per coglierne le sorprendenti concordanze. È certo che Michelangelo Cerquozzi fu assai felicemente sollecita-to dall'impegno di descrivere un fatto reale e così ricco di vari episodi ed è altrettanto certo che egli raggiunse in quest'opera, all'età di quarantacinque anni, il punto più alto del suo stile. Del resto la collaborazione con il Codazzi fu sempre per lui un'occasione favorevole e si protrasse per molti anni, praticamente fino alla morte.' Di tale proficuo sodalizio un altro notevolissimo risultato è la commissione di due grandi quadri per i Chigi ordinati forse proprio dal cardinal Flavio: l'Arrivo in villa e il Bagno dell'eredità Incisa nella Rocchetta. Il Bagno in particolare deve annoverarsi fra i dipinti più singolari e affascinanti del Seicento romano. Si tratta di un soggetto anomalo che non troviamo né in Cerquozzi stesso, né in altri bamboccianti.Non ne conosciamo né la natura, né le origini, né sappiamo quanto esso corrisponda alla realtà. Bagni pubblici a Roma esistevano e questo alludeva forse indirettamente alle famose stufe rinascimentali che fungevano piuttosto da luogo di piacere. La prospettiva vasta e profonda del Codazzi accoglie numerosi episodi: giovani donne intente al bagno, altre mollemente sdraiate ai bordi della vasca, un giovane che scioglie delicatamente il nastro ad una fanciulla. Un uomo ed una donna abbigliati in costume turco si stringono la mano ed assistono, un po' meravigliati e un po' curiosi, alle scene che avvengono intorno a loro. Oltre che per Viviano Codazzi, il Cerquozzi dipinse figure anche per il misterioso Angeluccio, paesaggista, ricordato dalle fonti come scolaro di Claudio di Lorena. Nei suoi paesaggi, devo dire di qualità non molto elevata, fra viali alberati e fontane, frammenti antichi e statue, ripeté con varia fortuna quelle scene di giochi e di passatempi estivi nelle ville romane che aveva già precedentemente fissato nel dipinto di Kassel. Questa attenzione alla realtà di un ambiente conosciuto e documentabile, questa maniera di evitare quel tanto di convenzionale e pittoresco che è proprio della scena di genere, specialmente se ha per soggetto poveri e mendicanti, distingue notevolmente le opere del Cerquozzi da quelle della maggior parte dei bamboccianti nordici. Molto spesso i suoi episodi sono pertinenti alla vita di tutti i giorni della classe e dell'ambiente nel quale viveva, che non era certo l'ambiente dell'aristocrazia, ma che era in qualche modo più vicino a questo che non a quello dei baroni e dei diseredati che popolavano le strade romane. Il suo realismo si distingue sempre da quello dei nordici che vedevano la realtà italiana in chiave di pittoresco e con occhi certamente diversi.