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Stagnone Savona, ultimo decennio del XVII - primo decennio del XVIII secolo Fabbrica di Gio. Maria Veneziano

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Descrizione

Stagnone Savona, ultimo decennio del XVII - primo decennio del XVIII secolo Fabbrica di Gio. Maria Veneziano

Maiolica a gran fuoco monocroma blu. Marca: stemma di Savona e piccola traccia residua della sigla “G.V.” in blu. Altezza cm 44. Restauri al piede e minimi al bordo superiore; piccole cadute di smalto

Lo stagnone è il vaso farmaceutico ligure destinato a contenere le acque medicinali, preparazioni fluide al punto da potersi attingere mediante un rubinetto, inserito nel foro praticato ad altezza opportuna nella parete vasale, protetta col rinforzo del mascherone.
Esemplare notevole della tipologia, il recipiente per l'acqua di viole, “Aq: Violarum”, ha il corpo di forma ovale di ampio diametro; il collo, lievemente rastremato, con sviluppo gradiente rispetto alla superficie del vano
contenitore, è modulato in due parti uguali successive dal rilievo circolare del cordone; la sua superficie termina nel breve tratto estroflesso del labbro, oltre lo sporto declive della gronda. I due mascheroni posti a sostegno delle anse a protome leonina, e quello centrale che ospitando il rubinetto consente di spillare il preparato farmaceutico, sono collocati nelle posizioni consuete. La struttura del piede accoglie l'estremità inferiore del vaso nel cerchio consistente del cordone, termine superiore del tratto piuttosto breve di superficie cilindrica, rastremata, desinente, aldilà del grado infinitesimo dello scalino e del solco sottile dell'incisura, nel bordo largo e convesso della base circolare.
Sul fondo maiolicato di colore tra l'azzurro e il verde, sfumatura preziosa, inimitabile, tipica della produzione ligure del Seicento, sono dipinte numerose figure mettendo a frutto l'intero spazio disponibile della superficie vasale. Si noti che per tale fine le dimensioni del cartiglio epigrafico appaiono molto ridotte, le sue volute di solito esuberanti si estendono in misura minima. E' il segno dell'importanza che si attribuisce alla decorazione istoriata, rispetto alla quale rischia di passare in secondo piano il primato della funzione del vaso di farmacia.
Il soggetto istoriato “a scenografia barocca” sulla superficie anteriore dello stagnone, al di sopra del cartiglio epigrafico, rappresenta il Diluvio Universale. In lontananza, sulla distesa delle acque, si scorge un’imbarcazione identificabile all'aspetto con l'arca di Noè, la sua presenza induce a riconoscere nella scena l’episodio della Genesi.
Il soggetto dipinto sulla superficie posteriore dello stagnone vi si estende interamente trovandola libera da ostacoli grafici e propone la medesima ampiezza e profondità del paesaggio espressa nell’altro. Il genere narrativo scelto equilibra nel contrasto - “scenografia barocca” - il tono di quello mostrato sulla superficie anteriore: alla tragedia subentra l'idillio campestre fornito però di valore allegorico. La figura femminile col capo coronato di foglie ma non di spighe, vestita, posta seduta al centro del gruppo, tiene presso di sé una cesta rovesciata piena di frutti; siede avendo due figure femminili al suo fianco, a sinistra, rappresentate in piedi, vestite; dietro di lei, sulla destra, sta la figura di un giovane nudo seduto che le posa una mano sulla spalla. Se si tiene conto delle varie descrizioni dedicate ai temi delle stagioni e dell'abbondanza nella Iconologia del Ripa, limitando l'indagine alla figura femminile coronata, la sua immagine potrebbe significare l'autunno, la stagione più generosa dei frutti della terra. Cronologia e origine dello stagnone si possono stabilire col supporto dei documenti d'archivio e attraverso il confronto con un altro vaso, identico quanto a forma e per i caratteri della decorazione istoriata.
Lo stagnone utile al proposito - acqua di scorzonera, “Aq: Scorson:”, il medicinale contenuto - fa parte del corredo farmaceutico dello storico ospedale genovese di Pammatone, al quale probabilmente apparteneva, ascendenza illustre, anche il vaso in esame (1).
Oltre le affinità formali del recipiente e stilistiche della decorazione istoriata, importa la presenza della marca, lo Stemma di Savona, e quella decisiva della sigla, “G. V”, paragonabile riguardo alla prima lettera con la traccia residua della sigla visibile sul piede del primo stagnone. Infatti lo Stemma di Savona e la sigla G.V. identificano nel recipiente di maiolica eletto a termine di confronto un prodotto della fabbrica di Gio. Maria Veneziano, attiva a Savona dal 1691 (2). Un padrone di barca di Celle Ligure nel 1698 si dichiara suo debitore per una quantità di maioliche avuta (3). Di Gio. Maria sappiamo inoltre che già nel 1704 è Maestro dell'Arte Sottile (4) e nel mese di marzo di quell'anno assume un apprendista (5). La sua scomparsa avviene prima del mese di giugno del 1715, perché a quella data in una testimonianza si parla di lui come dell’ “hora quondam Gio Maria Veneziano” (6). Sono i dati che permettono di collocare la produzione dello stagnone per l'acqua di scorzonera, e della fornitura relativa, negli anni fra il 1691 e una data precedente il mese di giugno del 1715, cronologia ovviamente riferibile anche allo stagnone per l'acqua di viole.
Note
(1) Lorenzo Lucattini, Arte e ceramiche nel Museo dell'Ospedale di San Martino di Genova, Genova 1975, p. 192, n. 1023.
(2) Arrigo Cameirana, Considerazioni sulla sentenza della causa Chiodo-Peirano contro Bernardo Conrado, Atti XXIV Convegno Internazionale della Ceramica, Albisola 1991, p. 251.
(3) Carlo Varaldo, L'esportazione di ceramica savonese nella documentazione archivistica del XVII secolo, Atti V Convegno Internazionale della Ceramica, Albisola 1972, p. 341.
(4) Anna Maria Rossetti, I figuli savonesi dei secoli XVII e XVIII secondo le Matricole ed i Libri delle Arti, Atti VII Convegno Internazionale della Ceramica, Albisola 1974, p. 229.
(5) Anna Maria Rossetti, loc. cit., Albisola 1974, p. 229.
(6) Arrigo Cameirana, Il commercio della ceramica savonese a Roma e Napoli in documenti provenienti dalla fabbrica Chiodo, Atti XIX Convegno Internazionale della Ceramica, Albisola 1986, pp. 330-331.
Carlo Raffo, Maioliche liguri del XVIII secolo, il Pittore della sigla F.F. e il Pittore del 1728, Arte Viva - Fimantiquari, 2002, n. 30, pp. 74-75.
Asta Live 373

Maioliche e Porcellane

mar 11 Dicembre 2018
Genova
TORNATA UNICA 11/12/2018 Ore 10:00
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