La maîtresse era la tenutaria della casa, ma difficilmente ne era la proprietaria: manteneva la disciplina; conosceva i gusti dei clienti e li consigliava; era la cassiera e convertiva le marchette dei clienti alle singole “ragazze”. Le “signorine” abitavano nelle case e difficilmente avevano atteggiamenti lascivi, nonostante si possa credere il contrario per l’abbigliamento succinto e il “mestiere” esercitato. Vista la preferenza dei clienti per “ragazze” straniere, spesso usavano nomi dal sapore esotico. I proprietari avevano diverse case sul territorio, in modo da avere a disposizione sempre una ricca scelta. Si occupavano degli approvvigionamenti alimentari e spesso mangiavano nelle case con tutto lo staff: la maîtresse, le “ragazze”, le cameriere, le sarte.La struttura delle case era sempre molto simile: al pianterreno si trovava l’ingresso e a volte il posto di polizia, per controllare l’effettiva età di ammissione, la sala d’attesa con foto erotiche e le norme di comportamento appese alle pareti, l’ingresso con la cassa su cui era esposto il tariffario e il quadro delle camere; al piano superiore le camere; nello scantinato le cucine, la sala per le visite mediche e le camere di servizio del personale. A seconda della categoria, le case erano arredate più o meno riccamente, e in quelle di lusso era possibile consultare l’album delle fotografie, una sorta di catalogo, mentre si attendeva il proprio turno.