L'opera, uno scoperto omaggio al gusto antiquario e scenografico di Giovanni Paolo Panini, si deve al periodo romano di Gaspare Diziani, com'ha fatto giustamente notare Ferdinando Arisi e come si legge nella bella scheda dello stesso che accompagna il dipinto. Tra il 1726 e il 1727, Diziani si trovava, forte dell'esperienza di Sebastiano Ricci, impegnato per il cardinale Ottoboni in San Pietro in Damaso. Bibliografia: F. Arisi, Gaspare Diziani, ammiratore di Gian Paolo Panini, in Strenna piacentina, 2006, pp. 75, 89, tav. 63