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Filippo Scandellari (attribuite a) L’Addolorata, il Redentore Cere policrome

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Descrizione

Filippo Scandellari (attribuite a) L’Addolorata, il Redentore Cere policrome

Le due figure, sono raffigurate a mezzo busto, aggettanti dal fondo su cui si stagliano raggi. Entrambi portano vesti purpuree con manti azzurri; la Vergine ha il capo coperto da un velo bruno che ricade sulla spalla destra; il Cristo porta la Croce
Dimensioni cm 17 x 13; 16,8 x 12,9 rispettivamente
Bologna, metà del XVIII secolo

L'opera è accompagnata da una scheda critica di Alvar Gonzalez-Palacios del 2012:

Queste due ceroplastiche di notevole finezza esecutiva si inseriscono nella tradizione scultorea bolognese che inizia con Giuseppe Maria Mazza (1653-1741) e viene proseguita da Angelo Gabriello Piò (1690-1769). Piò ci interessa qui perché a lui sono stati universalmente attribuiti diversi ritratti in cere colorate e una Sacra Famiglia conservata a Bologna nella Chiesa dei Santi Vitale e Agricola. Purtroppo nessun lavoro in cera del Piò, né della maggior parte dei ceroplasti bolognesi fra Barocco e Rococò,è documentata con assoluta certezza.Ad ogni modo la Sacra Famiglia testé menzionata è universalmente accettata come opera di Piò e come tale risulta già menzionata in un documento del conoscitore settecentesco Marcello Oretti. Altri lavori in stucco o terracotta del Piò possono essere avvicinati alle due piccole opere qui esaminate ma le forme di queste ci appaiono di un gusto leggermente più minuzioso e morbido e potrebbero far pensare ad un artista più giovane. Si imporrebbe qui il nome di Filippo Scandellari (1717-1801) che fu allievo del Piò e autore di alcuni lavori in cera: è lo Scandellari stesso a scriverlo in una Vita di Filippo Scandellari scultore bolognese scritta da lui medesimo nell’anno 1769. D’altra parte i lavori resi noti da Eugenio Riccomini sembrano consentire l’attribuzione che qui proponiamo.
E’ comunque opportuno tener presente che la nostra idea è una proposta fatta, se così possiamo dire, per esclusione. Non abbiamo alcun dubbio che queste due delicate immagini siano bolognesi e datino attorno alla metà del XVIII secolo. Il loro stile si adegua all’arte allora imperante in quella città e portata al suo culmine dalle pitture di Donato Creti (autore anche di qualche rara scultura) e dalle opere di Mazza e di Piò.
Nota bibliografica:
J. von Schlosser, Storia del ritratto in cera, edizione italiana a cura di A. Daninos, Milano, 2011, p.152; E. Riccomini (a cura di) Mostra della scultura bolognese del Settecento, Bologna 1965; R. Lightbown et al. Ambre, avori, lacche e cere, Milano, Fabbri, 1981, pp. 68-70
Ulteriori informazioni
L'opera è accompagnata da attestato di libera circolazione
Asta Live 596

Scultura e Oggetti d'Arte

ven 11 Dicembre 2020
TORNATA UNICA 11/12/2020 Ore 15:00
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