Contadina genuflessa. Legno policromo, argentato, dorato e vetro colorato. Arte genovese del XVIII secolo
cm 90.
Vicina a opere di artisti usciti dalla bottega maraglianesca come Pietro Galleano (1687-1761), la scultura, probabilmente parte di un disperso gruppo, fu realizzata da un intagliatore genovese nel tardo settecento.
La vivida figura di mietitrice, dall’elegante corpetto ricamato molto probabilmente facente parte di una composizione più articolata comprendente la Vergine, aderisce stilisticamente ai modi dell’arte barocca genovese, ed in particolare ai dettami scultorei influenzati dalla importante produzione dell’artista Anton Maria Maragliano (1664-1739) e della sua rinomata bottega. L’immagine potrebbe essere riferita alla figura religiosa della contadina Giannetta de’ Vacchi, a cui apparve la Vergine nel mentre raccoglieva l’erba per le sue bestie (nei pressi del paese di Caravaggio nel 1432) e fece sgorgare davanti ai suoi occhi una piccola fonte d’acqua, il “Sacro speco”, da cui il nome di Beata Vergine della Fonte. Il culto si diffuse nei vari secoli ben oltre la Lombardia ed è presente anche in Liguria presso il santuario di Caravaggio sul monte Orsena nel comprensorio di Rapallo.