Questo intenso ritratto maschile, attribuito a Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto, raffigura un gentiluomo di mezza età vestito con un’elegante marsina rossa bordata in oro, e gilet azzurro in velluto goffrato. L’uomo tiene in mano una lettera sigillata con ceralacca, elemento che introduce una dimensione narrativa o simbolica, suggerendo legami affettivi o relazioni ufficiali.
Il volto pieno, i capelli incipriati secondo la moda settecentesca e lo sguardo penetrante denotano una figura borghese o di medio rango nobiliare, ritratta con grande attenzione alla resa psicologica e alla verità fisionomica. L’artista coglie con naturalezza l’espressione serena ma attenta del soggetto, restituendo un'immagine lontana dall’idealizzazione tipica della ritrattistica accademica.
L’attribuzione a Ceruti si fonda su caratteristiche formali tipiche del suo stile ritrattistico: la semplicità della composizione, la luce diffusa, la cura dei dettagli nei panneggi e soprattutto la verosimiglianza empatica dei soggetti, tratti che lo distinguono da molti suoi contemporanei.
Ceruti fu non solo un grande interprete della pittura di genere, ma anche un raffinato ritrattista, capace di cogliere l’anima dei suoi soggetti con straordinaria umanità. Questo dipinto presenta molte affinità con i ritratti ufficiali realizzati tra Brescia e Milano nella maturità dell’artista.