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Raro e importante cassettone. Giuseppe Maggiolini, terzo quarto del XVIII secolo

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Descrizione

Raro e importante cassettone. Giuseppe Maggiolini, terzo quarto del XVIII secolo

Largh. 119 - Prof. 57,5 - Alt. 91,5 cm
Sul fondo in bois de rose e in bois de violette disposto a "spina di pesce" campeggiano gli intarsi in legno chiaro, i filetti, le modanature e la fascia con motivo a meandro che incorniciano fianchi e fronte, sottolineando la presenza di tre cassetti, di cui il mediano di maggiori dimensioni rispetto agli altri due. L'impianto ortogonale è leggermente mosso sul fronte centinato e sui fianchi concavi, chiusi posteriormente da lesene e anteriormente da montanti angolari che proseguono a formare i piedi a mensola. Questi ultimi, insieme alla decorazione a meandro in rilievo che costituisce parte del frontale del cassetto sottopiano, contribuiscono a conferire al mobile il suo aspetto slanciato e sontuoso. Col medesimo intento, ricche applicazioni in bronzo fuso, cesellato e dorato, ornano le lesene angolari in forma di erme muliebri le cui vesti svaniscono in un motivo di racemi fogliacei che si ripete poi con maggior vigore sugli alti piedi.
Il fronte è centrato da un medaglione circolare intarsiato con raffigurazione di amorino che cavalca un tritone, incorniciato in una riserva di bronzo dorato e cesellato a foglie. Con pochi legni tono su tono, ma accuratamente lavorati e disposti a fornire profondità e contrasto chiaroscurale, Maggiolini tradusse con assoluta fedeltà un disegno - ancora conservato nel Fondo Maggiolini - di Giuseppe Levati, pittore quadraturista che apportò il massimo contributo alla produzione artistica dell'ebanista e della sua bottega, fornendo numerosi cartoni e disegni di ornati per le creazioni di intarsi lignei.
Bocchette e maniglie a foggia di corone di alloro in bronzo cesellato e dorato. Piano sagomato in marmo grigio maculato.
Ulteriori informazioni
Opera di un giovane e abile maestro già proiettato verso il gusto europeo, il cassettone qui presentato esprime appieno il momento di transizione che sospinse l'ebanista ad assimilare l'eco delle mode francofone. Il linguaggio costitutivo del mobile è modellato su matrice lombarda ma, se nella settima decade del XVIII secolo l'ebanisteria lombarda prediligeva ancora arredi in radica decorati da cornicette ebanizzate, il nostro cassettone risulta più vicino ai modelli francesi contemporanei. A riprova di ciò, le applicazioni bronzee di erme muliebri a coronamento dei montanti, le bocchette e le maniglie a foggia di corone di alloro e le foglie d'acanto sui piedi che impreziosiscono il mobile. Con molta probabilità, il modello per queste guarnizioni di bronzo derivò dalle creazioni di Agostino Gerli (1744-1821), stuccatore e decoratore milanese, che fornì numerosi disegni per gli arredi di Maggiolini e che proprio in quegli anni aveva vivide le opere contemporanee francesi, avendo da poco fatto ritorno dall'atelier parigino di Honoré Guibert (1720-1791) dove aveva lavorato alle decorazioni del Petit Trianon. Grazie all'apporto di Gerli, i mobili prodotti in quegli anni nella bottega di Parabiago subirono il fascino della rocaille parigina, sfoggiando ricchi intarsi in legni policromi e preziosi bronzi dorati. Appartengono a questo primo nucleo di opere maggioliniane la commode alle Raccolte artistiche del Comune di Milano e la scrivania commissionata nel 1772 per l’Imperatrice Maria Teresa, ancora oggi conservata a Vienna, in cui i disegni per i bronzi spettarono probabilmente al Gerli, mentre quelli per gli intarsi a Giuseppe Levati.
Di lì a poco l'atelier di Parabiago sarebbe diventato il privilegiato interprete delle commissioni aristocratiche e reali, dotato di personale esperto e collaudato, ma la presenza nel nostro cassettone di appunti e veloci schizzi di incastri e modanature lasciati a penna da Maggiolini all'interno del fusto, suggerisce come, nei primi anni della settima decade del XVIII secolo, i collaboratori non fossero avvezzi alle modalità costruttive della bottega.
Per le caratteristiche sopra esposte, il nostro cassettone, sorprendente e all’avanguardia nel contesto del mobilio milanese del tempo, si rivela di grande arredo e di eccezionale valore per la sua rarità.

Bibliografia
Pubblicazioni:
Giuseppe Beretti, Il mobile dei lumi. Milano nell'età di Giuseppe Maggiolini. Vol. 1 (1758-1778 ), ed. In Limine, 2010, pp. 112-115, fig. 140.

Bibliografia:
AA.VV., A cura di Icaro, Progetti per l'Arte, Arredi del Settecento, Originalità ed eleganza nell’ebanisteria italiana, Artioli, 2003, pp. 91-101
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