LA NATURA MORTA DI KAREL VAN VOGELAR

LA NATURA MORTA DI KAREL VAN VOGELAR - Settembre 2014 - n. 07

LA NATURA MORTA DI KAREL VAN VOGELAR - Settembre 2014 - n. 07

Nella prossima asta Fine Selection, prevista il 18 novembre a Milano, saranno esposti due grandi nature morte fiamminghe del pittore Karel van Vogelaer, detto Carlo dei Fiori o Distelbloem.La vita di Carlo dei Fiori copre un arco temporale ristretto a soli 42 anni: l’artista nacque infatti a Maastricht nel 1653 e morì a Roma nel 1695. Il suo operato deve quindi essere ascritto a poco più di un ventennio, quasi interamente trascorso in Italia dove si trasferì ancora diciottenne; la presenza a Roma dovrebbe infatti risalire al 1671, così come testimoniato da annotazioni come “Monsù Carlo pittore fiammingo”.Si deve al critico d’arte Maurizio Fagiolo Dell’Arco la conoscenza di questa coppia di nature morte – già esposte a Milano presso Finarte nell’autunno del 1994 –, il quale preferì confermare un’attribuzione a Franz Werner von Tamm, detto Monsù Daprait, fatta ai precedenti proprietari da Giuliano Briganti, pur rimarcando come i quadri apparissero “singolarmente vicini all’opera di Carlo dei Fiori” (anche sulla base della segnalazione fattagli da Roland Cohen della presenza di due personaggi analoghi in una tela conservata al Museo di Nantes, allora attribuita al Vogelaer). L’intervento figurato fu assegnato “a un pittore genovese simpatizzante per le Fiandre, sul tipo del Bartolomeo Guidobono e meglio della dinastia del Piola”. È probabile che lo studioso abbia pensato a Paolo Girolamo Piola (1666-1724), figlio di Domenico, inviato dal padre presso l’amico Niccolò Maria Pallavicini a Roma, città dove rimase per quattro anni sotto la protezione del marchese. Alla luce di questa supposizione la parmigianinesca e longilinea gentildonna presente nel secondo dipinto sarebbe un ricordo venuto da lontano, mediato forse dal padre.Senza cercare di individuare l’ancora anonimo pittore figurista dei due splendidi dipinti pubblicati da Fagiolo dell’Arco, ci preme qui riaffermare come l’autore dei fiori debba oggi essere considerato più verosimilmente il Vogelaer. Ricordiamo inoltre, per essere stati testimoni diretti, come l’adesione di Fagiolo dell’Arco alla tesi di Briganti non fu immediata, bensì frenata dai dubbi indotti dalle opere di Carlo dei Fiori; la spinta nella direzione del Daprait venne principalmente dai confronti con le due tele pubblicate da Luigi Salerno (che oggi sono invece da considerare di Terwesten e di una qualità inferiore).In questi due dipinti, il Vogelaer raggiunge vertici di raffinatezza che il Terwesten non riesce a emulare nelle opere sopraccitate, particolarmente nella tela con l’elegante fanciulla sulla destra; nel quadro con il servo moro l’inserto floreale è più piccolo ma qualitativamente migliore alle versioni del Museo di Nantes.