Fontana Arte. Una storia soprattutto italiana

Andrea Pietro Mori

Parlando di Pietro Chiesa e di Max Ingrand, ciò che rimane è una delle più belle storie moderne del genio e della passione italiana. Una storia alla Olivetti, fatta di cultura, professionalità; impregnata di umanità, di uomini che hanno saputo costruire qualcosa di unico, coinvolgendo altri uomini, uno per uno, uno dopo l’altro. Manodopera e genio creativo insieme, gli uni partecipi degli sforzi degli altri, hanno contribuito a traghettare la tradizione artistica e artigiana italiana nel secolo moderno in quegli anni di grande fermento culturale e creativo, nei quali nacque il mito del design italiano.
Una storia di uomini. Quattro sono stati gli artefici di questo straordinario successo: Luigi Fontana, imprenditore aristocratico, persona carismatica di stimolo per le maestranze tutte, che ha avuto, tra i molti, il merito di scoprire un giovane Gio Ponti; Gio Ponti, appunto, che intuì le enormi potenzialità progettuali del cristallo applicate ai nuovi sistemi di illuminazione e agli arredi, e che riconobbe il genio creativo di Pietro Chiesa, affidandogli la codirezione artistica; Pietro Chiesa, l’artefice del successo internazionale; Max Ingrand, che, dopo la scomparsa improvvisa di Chiesa e i danni del periodo bellico, riuscì a far risorgere appieno l’azienda, aggiornando le produzioni e conducendola nel mondo del design quale oggi noi concepiamo.
Fontana Arte rappresenta un unicum, un’azienda specializzata nell’uso dei cristalli applicati all’illuminazione e agli arredi, caratterizzati da modernità di concezione ed esecuzione perfetta, nata come settore specializzato della Luigi Fontana & Compagni, fondata da Luigi Fontana in un periodo di grande incremento dell’uso di vetro in lastre nell’edilizia. La sua storia varia, agitata, dinamica, in questo attuale periodo di crisi può rappresentare un esempio positivo di come noi italiani abbiamo saputo, e si sappia fondamentalmente fare, per l’appunto, impresa. 
L’impresa investe da subito sul territorio, sulla localizzazione delle risorse, umane e non: investe fortemente sulla dotazione tecnologica e la formazione, affiancando alle normali lavorazioni del vetro, il taglio, la molatura, l’argentatura, la decorazione, la legatura, tutte operazioni che precedentemente venivano per lo più effettuate all’estero, mancando in Italia ditte specializzate.
Si investe sulla distribuzione e sulla promozione pubblicitaria. L’impresa partecipa a quasi tutte le mostre e manifestazioni nazionali e internazionali.
Dopo aver dovuto dipendere a lungo dall’estero per l’approvvigionamento delle lastre di vetro, nel 1893 la Saint-Gobain apre uno stabilimento di produzione a Pisa, e la Fontana può cominciare a rifornirsi con maggiore facilità sul mercato nazionale.
È l’inizio dell’ascesa. Nel 1910, Saint-Gobain, decide di investire in questa impresa italiana emergente, entrando in partecipazione di maggioranza e trasformando la Luigi Fontana in Società Anonima.
L’apporto di ingenti capitali rende possibile la realizzazione di nuovi progetti.
La guida rimane a Fontana, che prosegue con sempre maggiore intensità gli investimenti culturali e tecnologici. Si decide di puntare sull’emergente mercato del design di mobili e illuminazione moderni. Strappa il direttore creativo alla Richard Ginori, Gio Ponti, allora un giovane ma riconosciuto designer milanese; questi individua in Pietro Chiesa la figura professionale e culturale adeguata per lanciare il nuovo tipo di produzione. Ponti e Fontana non investono solo su un uomo di straordinaria cultura artistica, capace di spaziare dal modernismo più all’avanguardia, alla decorazione più pura e raffinata, ma acquisiscono la sua “Bottega” e il suo straordinario staff di artigiani. Nel 1933 nasce così Fontana Arte, un dipartimento specializzato in arredi moderni. 
Nel giro di un paio d’anni la neonata impresa si afferma e si sviluppa tanto da occupare più di cento addetti tra tagliatori, incisori, ebanisti, molatori, ottonai, un’équipe di operai altamente specializzati che Pietro Chiesa si è scelto e che segue passo passo, dirigendo, insegnando, stimolando. Fontana Arte, nella sua pubblicità, si definisce industria di “oggetti d’arte in cristallo e specchio, vetri incisi, mobili d’arte in tutto cristallo, lampade, vetrate sacre, vetrate moderne, ornamenti per tavola, grandi decorazioni in cristallo”. La produzione si distingue per raffinatezza di esecuzione e per preziosità dei materiali. È decisamente di lusso e, nonostante si definisca “industriale”, è artigianale: gli oggetti sono prodotti in piccolissima serie, i mobili sono spesso pezzi unici. È un marchio di qualità tale che non c’è casa alto borghese degli anni trenta che non contenga almeno un vaso o una lampada Fontana Arte. Poi la guerra, la crisi seguente, e la rinascita con Max Ingrand.
Ma desidero fermarmi qui, soffermandomi ancora su questa storia soprattutto italiana, Made in Italy; una storia che parla del genio e della cultura dei nostri professionisti, della tradizione e bravura delle nostre maestranze specializzate, del successo e della qualità che sanno raggiungere se saggiamente dirette verso la produzione di oggetti di elevata qualità.
Una storia che sia stimolo a investire sull’eccellenza italiana, sui suoi prodotti, sulle maestranze e sui progettisti che sanno darle forma.
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