IMPORTANTI MAIOLICHE ITALIANE DAL RINASCIMENTO AL BAROCCO

IMPORTANTI MAIOLICHE ITALIANE DAL RINASCIMENTO AL BAROCCO - Ottobre 2016 - n. 11


Carmen Ravanelli Guidotti

L’impegno di proporre ai collezionisti un catalogo di vendita di qualità documentaria rigorosa si dimostrò esigenza non trascurata già oltre cent’anni fa dai più quotati galleristi europei.
In Italia piace ricordare, ad esempio, i Canessa, curatori di vendite importanti, quali quella Giovene di Girasole (Ercole Canessa, 1925) e della Marchesa Del Vasto (A. & G. Canessa,1928), i quali scrivevano: “Queste nostre vendite noi fervidamente desideriamo che si mantengano veri simposii d’arte. Ed è solo a costo delle nostre non facili né agevoli ricerche che ci vien dato di prepararli”.

È un impegno che fu sottolineato anche da specialisti responsabili di istituzioni museali autorevoli.
Per esempio, Giuseppe Liverani, conservatore del Museo di Faenza, nella recensione sulla vendita della collezione Ducrot di Milano, curata da Gaetano Ballardini, direttore e fondatore dello stesso Museo faentino, così nel 1935 salutò l’uscita del catalogo e la collaborazione tra studiosi istituzionali e mercato dell’arte: “Ecco, finalmente, un catalogo di collezione italiana di maioliche compilato con criteri… non di bottega. Valutazioni antiquariato
I collezionisti e le gallerie d’arte riprendono, sembra, la bella tradizione, da troppo tempo interrotta, della pubblicazione di cataloghi scientifici, tradizione che sembrava ormai emigrata”.

Vale inoltre ricordare che lo stesso Ballardini, aveva curato nel 1931 il volume sulle maioliche della vendita della collezione del Barone Alberto Fassini, per la quale la parte sulla pittura usciva con la firma di Adolfo Venturi, mentre Bernard Rackham, conservatore al Victoria and Albert Museum di Londra, firmava, ad esempio, il catalogo della cospicua e prestigiosa raccolta di Fernand Adda di Parigi, con maioliche e ceramiche orientali, che andò all’asta nel 1959.

L’anno successivo, inoltre, ancora Giuseppe Liverani, divenuto dal 1953 direttore del Museo faentino, curò il catalogo di vendita della notevole collezione del notaio Bartolomeo Barresi di Trapani, presso la Galleria SALGA di Roma. Nella prefazione espresse, sì, sentimenti di rimpianto per la “la dissoluzione di tale somma di conoscenze, di ansie, di amore, quale è quella che deve essere costata al notaio Barresi la formazione di sì eletta raccolta”, ma li attenuava però grazie alla certezza che “la dispersione recherà, come non può mancare di recare, nuovo alimento all’amore per la maiolica italiana”.

È questo infatti il destino di molte delle opere illustrate nel presente scritto, avendo esse fatto parte di importanti collezioni europee, nel tempo oggetto di attenzione da parte di autorevoli studiosi. Per questa ragione è parso importante cogliere e sottolineare questo dato storiografico in un nostro recente contributo6, con il quale abbiamo inteso documentare talune opere come apparivano negli storici cataloghi di vendita...