Margherita Gobbi
Non capita spesso, per i collezionisti del vetro, un’occasione così ghiotta come l’asta che si terrà nella seconda metà di ottobre: è da tempo, infatti, che il mercato italiano e internazionale, sempre avaro di vetri veneziani importanti e ancor più negli ultimi anni, non offre esemplari altrettanto rari, selezionati e prestigiosi.
Dei circa duecento pezzi, un buon numero è costituito da vetri soffiati veneziani e à la façon de Venise, che vanno dagli inizi del Cinquecento alla prima metà del Settecento, con un’appendice di vetri centroeuropei del XVIII secolo. In un’ampia panoramica che comprende balaustri cinquecenteschi, reticelli, vetri a penne, lattimi macchiati, soffiati incisi a punta di diamante, coppe e secchielli filettati in vetro acquamarina, vanno innanzi tutto segnalati alcuni esemplari di assoluta eccellenza quali la coppa e l’alzata databili ai primi anni del Cinquecento, decorati in smalti policromi e oro a motivi puntiformi ed embrici; particolarmente elegante l’alzata, per le nervature a vortice sul piatto.
Spettacolari e di grande rarità, sia nelle raccolte private che in quelle pubbliche, è inoltre il gruppo di vetri medicei con montatura in bronzo dorato, realizzati a Firenze o Pisa tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo: un vaso in vetro blu con imboccatura polilobata, uno in vetro rosso e una coppia di piccoli versatoi in vetro incolore; le montature sono ornate da teste di putti, cherubini e ghirlande di frutti. I quattro esemplari sono stati esposti a Parigi nel 2013 nella prestigiosa mostra “Fragile”. Di notevole interesse è pure la coppia di fiasche “da pellegrino” con il trigramma bernardiniano dipinto al centro, anche queste databili alla fine del secolo XVI.
Accanto a questi, molti altri sono i vetri degni di attenzione. Mi limiterò a citare la ricca e bella serie di grandi coppe su piede, costolate nella parte inferiore e ornate con fili di vetro color acquamarina; singolare è soprattutto quella che alla base presenta anche una filettatura in vetro color ambra. Si vedano poi le piccole e preziose alzate, una in vetro reticello e un’altra soffiata in stampo a motivi romboidali con nodo lumeggiato in oro; i numerosi calici, tra i quali spiccano quello con il nodo a losanghe, un altro di forma simile a canne di lattimo e il bel calice con coppa polilobata ornato di anse in vetro acquamarina; le piccole coppe incise a punta di diamante, come la grande alzata con al centro un nastro a catenella in vetro azzurro. Né si trascurino la rara ciotolina in vetro lattimo macchiato in rosso e blu con anse lavorate a pinze (tra le poche conosciute segnalo quella, identica, del Museo Poldi Pezzoli) e, tra i vetri a penne e a festoni, quelli spagnoli e la deliziosa brocchetta filettata in vetro azzurro.
È opportuno fermarci qui, anche per lasciare i visitatori liberi di scoprire le molte altre autentiche sorprese che l’asta riserva, non solo tra i capolavori, ma anche tra i vetri meno raffinati e di uso comune, o d’ambito più specifico, come i vetri devozionali – reliquiari e “bottiglie della manna” – e i vetri da spezieria.