PERLE NATURALI. DIETRO IL FASCINO DI UN NOME

PERLE NATURALI. DIETRO IL FASCINO DI UN NOME - Settembre 2014 - n. 07
Raffaella Navone, info@raglabgem.com
Carlo Trossarelli, carlo.trossarelli@hotmail.it 

Il concetto di perla è legato storicamente a quei prodotti globulari più o meno regolari, costituiti da madreperla, che fin dall’antichità venivano trovati sporadicamente nel corpo di certi molluschi selvatici marini o di acqua dolce. La perla è costituita da carbonato di calcio (essenzialmente aragonite e pochissima calcite), minori quantità di conchiolina, piccole percentuali di acqua e tracce di altri elementi chimici.  Esistono due tipi principali di perle: naturali e coltivate. Le prime sono di gran lunga più rare e pregiate. Nell’ambito di ciascuna delle due grandi categorie, le perle sono valutate sulla base di diversi criteri.

PERLE NATURALI 
Fino a quando le perle coltivate non comparvero sul mercato ai primi del XX secolo, esistevano solo le perle naturali.È sorprendente come un organismo così modesto come un mollusco possa originare un oggetto affascinante quale è la perla. La formazione naturale delle perle trae origine da un incidente biologico, che ogni tanto si verifica all’interno di certi molluschi. Per evitare fraintendimenti, è bene ricordare che il termine di uso comune ostrica perlifera è impreciso, se non erroneo. Il mollusco noto con il nome di ostrica (nome scientifico del genere: Ostrea), quello che allieta le tavole di certi buongustai, non ha nulla a che fare con la produzione delle perle di interesse gemmologico.È ormai accertato che, nella stragrande maggioranza dei casi, la perla è il risultato della difesa vincente attuata da un mollusco acquatico quando viene attaccato da un minuscolo parassita che perfora il guscio della vittima nel tentativo di raggiungerne le carni per cibarsene. La difesa dell’animale consiste nel “seppellire” l’intruso in un involucro in diversi strati di madreperla (perlagione), prodotti dalla parte più esterna (epitelio) della membrana (mantello) che avvolge il corpo molle del mollusco. Quando il predatore sbuca dalla superficie interna della conchiglia, il mantello forma una depressione e lo blocca ricoprendolo di madreperla, dando così origine a una perla non completa (blister) aderente all’interno del guscio.Secondo la teoria scientificamente più accreditata, la perla intera è generata quando il mantello continua a ritirarsi all’avanzare dell’intruso, formando dapprima una sacca che successivamente si chiude dando luogo a una cisti. In questa, le cellule secernono in strati successivi madreperla che avvolge il parassita, dando inizio alla formazione della perla. Secondo un’altra teoria, il parassita riesce a penetrare nel mollusco un po’ più in profondità e trascina con sé un frammento di mantello; le cellule di questo iniziano a riprodursi fino ad avvolgere completamente l’intruso, formando una cisti. Questa produce strati concentrici di madreperla intorno a esso, dando origine alla perla completa. Man mano che il mollusco cresce, gli strati di perlagione aumentano di numero, con il conseguente aumento delle dimensioni della perla. Come premio della sua audacia infruttuosa, il piccolo predatore imprudente ha ricevuto, a sua insaputa, l’onore di un mausoleo di lusso.Spesso le perle naturali vengono dette “perle fini” o “perle orientali”, indipendentemente dalla effettiva provenienza geografica. Il Golfo Persico, o Arabico, assieme al Golfo di Mannar e al Mar Rosso, sono state alcune delle maggiori fonti mondiali di perle naturali, sia per quantità che per qualità, fino alle soglie del XX secolo. Il declino della pesca delle perle fu dovuto a varie cause: l’avvento delle perle coltivate negli anni venti del secolo scorso, la grande depressione economica negli anni trenta, la scoperta di gas e petrolio nel Golfo Persico e l’inquinamento hanno causato l’abbandono o il ridimensionamento di un’attività rischiosa per la vita umana quale era la pesca delle perle. In Bahrain vige tuttora una legge molto severa che proibisce l’importazione e il commercio delle perle coltivate, mentre in Kuwait, Qatar e negli Emirati Arabi Uniti non esistono leggi sulle perle e quindi i mercati sono aperti anche ai prodotti di coltivazione.  

Le perle di acqua dolce, naturali o coltivate, rispetto a quelle d’acqua salata presentano una maggiore percentuale di manganese (Mn) e stronzio (Sr). Grazie ad analisi appropriate, questo dato consente la distinzione tra i due gruppi. Oggi le perle d’acqua dolce in commercio sono prevalentemente di coltivazione cinese.
PERLE NON MADREPERLACEE 
Oltre ai molluschi che producono le perle di cui si è parlato finora, ne esistono altri nei quali, molto più raramente, si formano concrezioni calcaree aragonitiche o calcitiche di forma e colorazioni varie, spesso molto gradevoli, del tutto particolari. Esse sono totalmente prive di conchiolina, e di conseguenza, anziché oriente o iridescenza (vedi più avanti), presentano lucentezza porcellanacea (dalla natura non madreperlacea deriva l’opposizione di alcuni studiosi a denominare perle queste concrezioni).  Per comodità, in questa sede, tali prodotti saranno indicati con il termine perle non madreperlacee (pnm). Tra i molluschi che producono le pnm, i più noti sono: Strombus gigas, Melo melo, Tridacna gigas, Pinna nobilis. Le colorazioni particolari e la rarità rendono le pnm ricercate, e quindi costosi oggetti di desiderio da parte di collezionisti. Le pnm derivate dalle prime tre specie nominate spesso sono caratterizzate dalla fiammatura (flamage) che si presenta con un tipico disegno a fiamme setose chiare su fondo più scuro. A seconda di come la luce cade sulla superficie della pnm il fenomeno appare con maggiore o minore evidenza, esaltando o meno l’effetto a seconda di come si muove. Tale fenomeno incide sul valore dell’esemplare.

CARATTERISTICHE QUALITATIVE
Il valore delle perle, sia naturali che coltivate, dipende da diverse caratteristiche. 
Forma Tradizionalmente la forma più richiesta è quella rotonda (il più possibilmente sferica); altre forme apprezzate sono ovale, a goccia, a bottone. Anche le forme barocche, cioè molto irregolari o persino bizzarre, possono trovare impiego grazie alla fantasia e all’abilità dell’orafo.  

Dimensioni e peso Le perle naturali vengono commercializzate in base al peso in grani: 1 grano = 0,05 g = 0,25 ct. A parità delle altre caratteristiche, più grande è la perla maggiore sarà il suo valore.  

ColorePuò essere difficile definire il colore delle perle. Le infinite combinazioni di colori e sfumature mal si prestano a essere racchiuse in categorie a priori. Nelle perle chiare è preferibile una sfumatura rosata, nelle perle scure una sfumatura verde o verde-blu. La causa della colorazione delle perle è un argomento molto complesso. In prima approssimazione, essa dipende principalmente dalla specie del mollusco, dalle condizioni di salinità e temperatura dell’acqua in cui vive e dal tipo di nutrimento.  

Lucentezza e oriente La lucentezza è il grado di quantità e qualità della luce riflessa dalla superficie della perla. I riflessi dovrebbero essere luminosi e netti, con un effetto a specchio. Una lucentezza molto scarsa conferisce uno sgradevole aspetto gessoso all’esemplare. L’oriente è un bagliore vellutato che sembra sgorgare dall’interno della perla con timidissimi accenni di colori dell’arcobaleno.  Secondo alcuni lucentezza e oriente sono sinonimi, ma più correttamente si tratta di caratteristiche diverse sia come aspetto, sia come causa.  

Superficie Più la superficie appare levigata e omogenea, con vantaggio di lucentezza e oriente, tanto più la perla è apprezzata. Le irregolarità influenzano l’aspetto e, in alcuni casi, anche la durevolezza. Le disomogeneità sono: protuberanze, varici, aspetto martellato, increspature, rugosità, infossature, incrinature, macchie scure, chiazze opache, di gravità variabile.  

Omogeneità di caratteristiche È importante che le perle di un filo siano assemblate con criteri di omogeneità, regolarità e armonia. L’omogeneità di caratteristiche di alta qualità in un filo di perle naturali è di una rarità eccezionale.

Come avere cura delle perle

A causa della loro composizione e costituzione le perle sono tra le gemme più delicate.  Come prima cosa, vanno sfatati luoghi comuni radicati e difficili da estirpare: - le perle non si lavano in acqua di mare (o comunque salata). Il motivo fondamentale, a parte l’eventuale inquinamento, risiede nel fatto che il sale corrode il carbonato di calcio costituente delle perle; - le perle non si conservano nel riso, poiché questo è igroscopico e assorbe l’acqua essenziale presente in esse;  - le perle non sono esseri viventi e quindi non “muoiono” se non si indossano; anzi, come spiegato più avanti, esse devono essere indossate tenendo presenti importanti cautele. A causa della loro composizione e costituzione le perle sono tra le gemme più delicate. L’aragonite è attaccabile da sudore, cosmetici, prodotti per la pulizia della casa e da certi alimenti (ad esempio, limone e aceto). L’esposizione alle fonti di calore, come l’asciugacapelli o il casco del parrucchiere e i faretti delle vetrine delle gioiellerie, se prolungata nel tempo, causa la disidratazione delle perle, in seguito alla quale si sviluppa una rete di microfratture (craquelé) con danneggiamento irreversibile. Infine, si ricorda che i gioielli con perle devono essere indossati per ultimi prima di uscire di casa e riposti per primi al rientro. Per la pulizia casalinga delle perle è consigliabile il lavaggio con acqua appena tiepida e sapone neutro. Il sapone di Marsiglia e i detersivi liquidi sono da evitare. L’asciugatura può essere fatta con un panno soffice di cotone.Con un po’ di pazienza e cure attente, le perle possono durare generazioni, come testimoniano i gioielli antichi con perle naturali esposti nei musei.