UN CAPOLAVORO RITROVATO DELL’EBANISTERIA GENOVESE

UN CAPOLAVORO RITROVATO DELL’EBANISTERIA GENOVESE - Ottobre 2016 - n. 11
Lodovico Caumont Caimi

Tutti coloro che si interessano da molti anni di un settore preciso e limitato, conoscono quanto siano rari l’eccitazione e l’entusiasmo che può suscitare il ritrovamento di un pezzo o di un documento del tutto fuori dal comune. È quindi comprensibile l’emozione che ho provato, pochi mesi fa, vedendo le fotografie inviate dalla Cambi Casa d’Aste di un comò genovese insolito ed eccezionale.
In realtà, conoscevo già il mobile dall’unica foto poco leggibile di un catalogo d’asta fiorentino del 1977, ripresa poi in un paio di pubblicazioni che non aggiungevano nulla al catalogo. Il mobile fu acquistato allora da un collezionista genovese ed è rimasto fino a oggi nascosto nella sua collezione. Non mi fu quindi possibile vederlo in occasione del mio lavoro del 1995, L’ebanisteria genovese del Settecento.

All’epoca, decisi di non inserire nel mio libro un mobile tanto insolito senza aver avuto la possibilità di esaminarlo attentamente dal vero: sapevo però, o almeno speravo, che prima o poi sarebbe capitata l’occasione.Si tratta di un comò a due cassetti di gusto Luigi XV, databile stilisticamente al momento estremo del Barocchetto nel decennio 1760-1770, con piano in broccatello di Spagna e montature in bronzo e rame dorato. Non comune è l’utilizzo del bois de rose per il fondo dell’impiallacciatura, su cui spiccano gli intarsi dei quadrifogli e cuori in violetto, inseriti con straordinaria maestria sul fronte e sui fianchi. La struttura e gli interni sono interamente costruiti in pioppo gatterino (Populus canescens) dalla sfumatura rosata, che assicurava perfetta stabilità nel tempo senza fenditure.

Il mobile conserva le finiture originali in rame sbalzato e dorato al centro del cassetto inferiore, sugli spigoli frontali e posteriori. Le maniglie, di grande qualità, in bronzo cesellato e dorato, sono applicate al mobile – come molto raramente accade a Genova – con viti secondo l’uso francese, invece degli usuali perni passanti saldati. Ma quello che rende veramente unico questo mobile è il movimento a onda del fianco, reso con eleganza e grande capacità tecnica.

La linea a muro del montante posteriore presenta una leggera bombatura, come avviene solo in altri quattro o cinque comò genovesi noti. Curioso notare che, in questo caso e in altri due di questo gruppo, la struttura è rifinita nella schiena e sotto il marmo con la tempera rosa, che con una certa frequenza si trova sui mobili genovesi del Settecento e tanto ha fatto discutere antiquari e restauratori se dovesse essere considerata una finitura originale dell’epoca o pratica igienica ottocentesca...