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Coppia di sculture in marmo bianco raffiguranti Allegoria dell'Estate e dell'Inverno, Genova secondo quarto del XVIII secolo, ambito di Francesco Maria Schiaffino (1689-1765)

€ 15.000,00 / 18.000,00
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Coppia di sculture in marmo bianco raffiguranti Allegoria dell'Estate e dell'Inverno, Genova secondo quarto del XVIII secolo, [..]

altezza cm 40 circa
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I due gruppi, scolpiti dei modi tardo-barocchi del Settecento, raffigurano due putti seminudi che rappresentano le allegorie delle due stagioni più calda e più fredda dell’anno. È a queste sensazioni che vuole rimandare l’iconografia delle opere mostrando da una parte una figura che quasi totalmente svestita e seduta su messi di grano sembra voler proteggersi dai dardi del sole, coprendosi il volto e la testa alzando il braccio destro, e dall‘altra un’analoga figura che, infastidita da un volatile che la colpisce con il becco, prova a proteggere le sue nudità da un vento gelido a fatica con un mantello che malamente copre parte del corpo e del volto. La vivida rappresentazione rimanda ai modelli del naturalismo barocco che infondono alla scena, attraverso movimenti dinamici, una forte teatralità. Nello specifico questo modello figurativo rende sicuro debito stilistico a due opere in terracotta raffiguranti l’allegoria dell’inverno ora conservate al museo dell’Ermitage a San Pietroburgo (fig.1) al Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma (fig.2), iscritte alla produzione romana dei primi anni del ‘700 dello scultore Camillo Rusconi (Milano 1658 - Roma 1728). Altre due allegorie in terracotta dell’inverno e dell’estate analoghe alle nostre e attribuite alla bottega dello stesso Rusconi sono quelle documentate nella collezione statunitense del Dott. Arthur M. Sackler (Fig.3), disperse in un’asta di Sotheby’s New York nel gennaio 2010. Allievo nella prestigiosa bottega romana del Rusconi era tra il 1721 e il 1724 il giovane e promettente Francesco Maria Schiaffino, Raccomandato allo Rusconi dal pittore Paolo Gerolamo Piola (Genova 1666 - 1724) (Ratti 1762 c. 162 V.) che dopo un avvio difficoltoso fa spendere dal maestro parole d’elogio “... Si porta raramente assai bene, ed assai meglio di quello, che dapprincipio sperai; con l’applicazione allo studio, con la bontà del talento, e dè costumi...” (Bottari, 1768,VI, pag.288). Dopo la breve ma fruttuosa parentesi romana Francesco Maria torna a Genova nel 1725 e prende le redini della bottega fino ad allora gestita dal fratello Bernardo (Genova 1680-1725), anche lui valente scultore formatosi sotto la guida di Antonio Domenico Parodi (Genova 1644-1703). Ed è proprio al suo periodo romano e ai modi del suo maestro Rusconi che lo Schiaffino si ispira per molti dei suoi lavori genovesi, tra cui ricordiamo un “putto che raffigura l’inverno” eseguito nel 1729 alla fontana di piazza Peschiera ed ora conservato nel parco della villa Groppallo a Nervi, il Ratto di Prosperina di Palazzo Balbi-Durazzo (Palazzo Reale) e infine il San Domenico, ora in S.Maria di Castello. Un debito artistico al barocco romano e a Camillo Rusconi che però, come ben spiega Franca Franchini Guelfi (1), lo Schiaffino modificherà “...attraverso un processo di riduzione e di sensibilizzazione dal “grandioso” al “grazioso” e dal “dimostrativo” al “decorativo”...”. E’ per queste ragioni iconologiche e iconografiche che ascriviamo le nostre due allegorie dell’Inverno e dell’Estate al mondo di questo importante rappresentante del tardo Barocco Genovese che è Francesco Maria Schiaffino. (1) Francesca Franchini Guelfi, “Il Settecento. Theatrum sacrum e magnifico apparato” in “La Scultura a Genova e in Liguria dal Seicento al Primo Novecento”, AA.VV., Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, Genova 1988, vol. II, pag. 283-284
Live auction 255

Sculpture and Works of Art

tue 3 May 2016
Genoa
SINGLE SESSION 03/05/2016 Hours 17:00
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