L’opera mostra corpo ad ampio cavetto concavo, orlo rialzato e basso piede a disco. All’interno del cavetto campeggia un busto di donna, volto a sinistra, con i capelli raccolti in un balzo e abito a profonda scollatura (a), che valorizza il collo ornato da un filo di perle; alle spalle del busto si snoda sinuosamente un cartiglio,su cui è“graffita” la legenda dedicatoria “CHAGENVA BEL(L)A”, e si intravedono altresì sullo sfondo due alberi con fronde “a graticcio” e rosette. Sul verso, all’orlo, sono tracciate due fasce con motivo a treccia e sequenze di trattini verticali. Dipinta con variegature in bruno “ferraccia” e verde “ramina”. Anche questa versione, come quella sopra esa- minata, nell’impostazione complessiva applica strettamente la stessa cultura rinascimentale del “ritratto”, maturata sull’osservazione, ad esempio, di repertori offerti da talune edizioni ornate di silografie e da certi codici miniati settentrionali (De Claris Mulieribus, “Tutte le dame del re”, di Giovanni Ambrosio Noceto, ecc.) (b), comune altresì alle coeve versioni dipinte su maiolica, specie romagnole del primo ‘500, caratterizzate dalla stessa rigatura del tessuto dell’abito, così come la manica legata da nastri e, non ultimo, l’uso di celebrare e tramandare in un largo cartiglio il nome della destinataria unito all’epiteto canonico e ideale, cioè “bella”. Bibliografia L’opera è pubblicata in: REGGI 1971, fig. 102 (esposta alla Mostra La ceramica graffita in Emilia Romagna, Mo- dena 1971, con attribuzione a Bologna, inizio sec. XVI); RAVANELLI GUIDOTTI 2000, p. 170, fig. 15 .