Important Italian majolica from the Renaissance to the Baroque

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RInfrescatoio Faenza, ne del sec. XVI - primi del sec. XVII

€ 8.000,00 / 10.000,00
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RInfrescatoio Faenza, ne del sec. XVI - primi del sec. XVII

Maiolica Lunghezza lato 24; altezza cm 16,5 buona conservazione; minime scheggiature dello smalto Provenienza: collezione privata
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La foggia si compone di una cassetta quadrangolare, con pareti a baccellature in leggero rilievo, che al centro lasciano spazio ad uno scudo “accartocciato”, sul quale si poteva dipingere lo stemma a freddo; la cassetta inoltre è dotata di due prese laterali a foggia di teste ferine, mentre agli angoli è ornata di arpie plastiche e poggia su quattro robusti piedi a foggia di zampa leonina; interessante è la struttura interna del rinfrescatoio che comprende uno spazio mediano rettangolare (per il ghiaccio) e attorno sei scomparti quadrangolari, ottenuti mediante pareti divisorie di sottile spessore, dotate di fori per far sì che l’acqua fredda lambisse le bottiglie, probabilmente di vetro. Superficie integralmente smaltata di bianco. Il “rinfrescatoio” era punta d’eccellenza tra i vasellami delle “credenze” in maiolica prodotte a Faenza dal secondo ‘500, tanto da trionfare sulla tavola per dimensioni ed esuberanza della parti plastiche accessorie, ispirate a modelli in metallo, di cui era ornato. In una “credenza” al massimo ne era prevista una coppia, come confermano gli inventari, a partire da quello della bottega di Virgiliotto Calamelli del 1556, in cui sono registrati “2 rinfrescaduri”; numero e tipologia confermati anche in seguito, ancora nelle fonti della stessa bottega, come nella “credenza” del card. Luigi d’Este, del 1561, in cui figuravano “Rinfrescatori numero doi”. Anche la bottega dei Bettisi include rinfrescatoi, come nelle credenze medicee del 1568, sotto le voci “2 rinfrescatoi a canti”, cioè a cassetta con gli spigoli, proprio come questo in esame, ornati di figurine plastiche o cariatidi (detti “fantoccini”), oppure per le “credenze” gonzaghesce del 1590, li proponeva “ovati”, cioè del tipo a navicella. Limitandosi a “doi” rinfrescatoi per servizio, nelle botteghe non se ne fecero in gran numero, come conferma l’osservazione della vasta campionatura dei “bianchi” del Museo faentino, nel quale si conservano un esemplare a cassetta rotonda, ornato dello stemma Cavina1, ed uno quadrangolare, ma con quattro portabottiglie circolari, realizzato a solo smalto candido come questo in esame2, che però è di maggiori dimensioni ed è del tutto affine ad altro con stemma prelatizio Theodoli di Forlì. 1RAVANELLI GUIDOTTI 2005, pp. 31- 36. 2RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 500 e s., scheda 144.
Live auction 267

Important Italian majolica from the Renaissance to the Baroque

tue 25 October 2016
Milan
SINGLE SESSION 25/10/2016 Hours 15:00
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