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A pair of silver-gilt frames, maker Antonino Perricone, Palermo, 18th century

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A pair of silver-gilt frames, maker Antonino Perricone, Palermo, 18th century

Motivi a festoni vegetali sorretti da fiocco e impreziosite da castoni contenenti radici di smeraldo e di rubino.cm 17,5x15,5, gr, 340 circa
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Le preziose cornici rettangolari, realizzate con estrema abilità tecnica e perizia artistica, presentano una ricca decorazione floreale originata da uno stilizzato fiocco nastriforme, che risente ancora della circolazione dei disegni di Gilles Légaré pubblicati nel 1663, fonte d'ispirazione per tanti orafi coevi e successivi (cfr. J. Anderson Black, Storia dei gioielli, Novara 1986, p. 193; M.C. Di Natale, Gioielli di Sicilia. Gemme e ori. Smalti e argenti, coralli e perle, uno scrigno preziosissimo ricolmo di monili, Palermo 2008, p. 223). La creatività dell'abile argentiere mette insieme svariate tipologie floreali (rose, tulipani, anemoni etc.) arricchite da castoni quadrangolari centrali ornati da smeraldi e rubini, unificate nel registro inferiore da un grosso motivo fogliaceo conchiliforme. L'eterogeneità degli ornati floreali è attinta dal vasto repertorio dei rami fioriti gemmati che ornavano il capo delle nobildonne spagnole e siciliane, tra cui si ricorda il magnifico esemplare in oro, argento, smalti, gemme e perle del Museo regionale A. Pepoli di Trapani, realizzato ante 1698 e quello di orafo siciliano della seconda metà del XVIII secolo in oro e gemme variopinte (rubini, smeraldi e diamanti), che sostituiscono totalmente gli smalti, del Tesoro di Santa Lucia di Siracusa (cfr. M.C. Di Natale, Gioielli di Sicilia..., 2008, pp. 187, 189, 232, 236). Tali fiori non mancano nemmeno negli splendidi paliotti in marmi mischi così caratteristici dell'Isola e nei tanti vasi con frasche che adornavano gli altari siciliani, dovuti alle maestranze isolane, di cui un tardo esempio sono gli esemplari custoditi nel tesoro della Cappella Palatina di Palermo, che con la loro ricca varietà ben rappresentano le caratteristiche naturalistiche dell'Isola (M.C. Di Natale, Le suppellettili liturgiche d'argento del tesoro della Cappella Palatina di Palermo, Palermo 1998, p. 67). L'ornato floreale rievoca un forte linguaggio simbolico, riferito forse alle raffigurazioni sacre, verosimilmente mariane, che dovevano inglobare le cornici in esame. La rosa, ad esempio, da fiore dedicato a Venere diventa simbolo di Maria, mentre il tulipano - scrive Maria Concetta Di Natale - poiché si riteneva che appassisse in assenza dei raggi solari, diviene simbolo della grazia santificante dello Spirito Santo e simbolizzando l'amore divino finì per divenire l'attributo di Maria. Anche l'anemone è carico di significato simbolico, infatti, ricevendo il sangue di Cristo ai piedi della croce, ne diviene pure il simbolo, mentre la foglia trilobata di questo fiore viene comunemente riferita dai Padri della chiesa alla Trinità (cfr. M.C. Di Natale, Le vie dell'oro dalla dispersione alla collezione e I gioielli della Madonna di Trapani, in Ori e argenti di Sicilia dal Quattrocento al Settecento, Milano 1989, p. 36, 70, 75-76; si veda anche M. Levi D'Ancona, The garden of the Renaissance botanical symbolism in Italian painting, Firenze 1977). I serti floreali delle opere della collezione Maranghi possono essere accostati ulteriormente alle imponenti frasche, quasi dalla forma arborea, caratterizzate da eterogenee tipologie di fiori accompagnate da vari motivi fogliacei del Museo d'Arte sacra della basilica di Maria Assunta di Alcamo (M.L. Celona, scheda IV.45, in Museo d'Arte Sacra Basilica Santa Maria Assunta, a cura di M. Vitella, Trapani 2011, p. 172). Le raffinate cornici di Rimini rievocano anche i ricchi intagli lignei dorati applicati lateralmente alla cornice della fine del XVIII secolo che ingloba il più antico e pregevole dipinto dell'inizio del XVII secolo di Pietro D'Asaro raffigurante l'Adorazione dei Magi dell'oratorio del SS. Rosario in S. Cita (cfr. M. Giarrizzo - A.Rotolo. Il mobile siciliano. Dal Barocco al Liberty, Palermo 2004, p. 71. Per il dipinto si veda M.C. Di Natale, Il Museo Diocesano di Palermo, Palermo 2006, pp. 91, 100). I manufatti in esame, in ottimo stato di conservazione, pur non recando il marchio di garanzia, sono da riferire ad argentiere siciliano per i molteplici raffronti possibili. La presenza del punzone AP visibile ad un attento esame nel verso ci permette ulteriormente di ipotizzarne l’esecuzione a Palermo nella bottega di Antonino Perricone, argentiere attivo nel capoluogo isolano tra il 1740 e il 1796 (cfr. Indice degli orafi e argentieri di Palermo, a cura di.…l. Batolino, in Ori e argenti..., 1989, p. 403; G. Mendola, Orafi e argentieri a Palermo tra il 1740 e il 1790, in Argenti e cultura rococò nella Sicilia centro occidentale I 735-1 789, catalogo della mostra, Palermo 2008, pp. 608. 622), che sigla le sue opere proprio con la iniziali AP (S. Barraja, I marchi di bottega degli argentieri palermitani, in Storia critica e tutela dell’arte nel Novecento. Un’esperienza siciliana a confronto con il dibattito nazionale, Atti del Convegno di Studi in onore di Maria Accascina (Palermo-Erice - 14 - 17 giugno 2006), a cura di M.C. Di Natale, Palermo 2006, p. 522; Idem, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, vol. IV, Arti Applicate, a cura di M.C. Di Natale, in corso di stampa, ad vocem). Rosalia Margiotta
Live auction 269

Silver Collection

wed 16 November 2016
Genoa
SINGLE SESSION 16/11/2016 Hours 15:00
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